A review by akemichan
Ilium by Dan Simmons

2.0

L’impressione che ho avuto leggendo questo libro è che l’autore abbia avuto una decina di idee tutte assieme e, invece di selezionarne alcune o dedicare loro libri singoli, ha deciso di buttarle tutte in un unico calderone, con una aggiunta di una spolverata di letteratura mondiale giusto per mostrare la propria erudizione.

Quindi nello stesso libro, suddivisi su tre storylines differenti, abbiamo: robot senzienti che discutono di Shakespeare e Proust, astronavi, metafore sui cambiamenti alla linea temporale, tecnologia quantica, teletrasporto, uomini con DNA delle falene, Odisseo, dinosauri, terra post-apocalittica, piccoli omini verdi, nanomacchine, pandemia, rettili mutanti, e LA GUERRA DI TROIA.
Il risultato è un libro inutilmente prolisso, confusionario, poco coerente e mal amalgamato. Tanto più che l’autore utilizza (giustamente) la tecnica dello “show not tell” e quindi il lettore si trova buttato in un mare di parole come “nodi fax” “moravek” “voymix” e deve ricostruire i puntini in una narrazione continuamente interrotta dal dover seguire tre storylines differenti e complicata dal voler mantenere l’aura di mistero, a causa della quale molte scene si svolgono così:

“È X.”
“Che cos’è?”
“Lo capirai dopo.”

Spoiler: ovviamente dopo non si capisce.

La cosa peggiore è che ho iniziato questo libro proprio per la parte riguardante la Guerra di Troia, che fra le tre storylines è la peggiore. Mentre quella relativa ai moravek è, al netto della prolissità su Shakespeare e Proust, la più carina per via delle simpatiche interazioni fra i due personaggi protagonisti, e quella relativa alla Terra pur essendo frustrante per il centellinamento delle informazioni almeno stuzzica la curiosità di capire cosa sta succedendo, la storyline su Troia è pallosa all’inverosimile.
Invece che caratterizzare in maniera personale e interessante i personaggi presenti nell’Iliade (dei e combattenti assieme) questi sono al 99% macchiette contraddistinte da un’unica qualità/caratteristica, mentre il personaggio originale di cui seguiamo la vicenda è poco interessante e, spesso, semplicemente disgustoso.

Non ci sarebbe nulla di male in un personaggio “disgustoso” se non fosse che ho avuto l’impressione, dal modo di narrare anche le altre storylines, che in fondo in fondo quelle siano proprio le idee dell’autore.
Sarà anche perché è, guarda caso, l’unico personaggio che parla in prima persona dell’intero libro?
In più ha anche poco senso, perché il personaggio ci viene presentato come un professore, scelto per quel ruolo proprio per la sua conoscenza della materia, per cui da uno che passa il tempo a sciorinare i nomi dei personaggi omerici più insignificanti per dimostrare la sua erudizione mi aspetto che conosca la storia dell’omosessualità della Grecia Antica, a prescindere dalle sue opinioni personali sulla questione; che invece esclami “ommiddio Achille è gay?????” quando lo vede assieme a Patroclo è francamente ridicolo.

Ero pronta a mollare il libro dopo questa scena imbarazzante, ma la mia curiosità nel capire se avremo avuto un punto alla fine della storia ha avuto la meglio. Mio malgrado, perché il libro non presenta alcuna forma di spiegazione né conclusione.
In linea teoria le tre storylines si chiudono nella maniera in cui “il personaggio doveva fare cosa X e ci riesce” ma non si ha alcun tipo di risposta su tutte le cose che ci sono state mostrate nel libro; al contrario, le poche che ci vengono fornite creano solo ulteriore confusione e domande, perché magari dicono un “cosa” ma assolutamente nulla sul “perché”, rendendo l’ambientazione senza senso.
Frustrante.

A questo punto anche la mia curiosità ha rinunciato, e non credo proprio che leggerò il seguito.