Reviews

Elogio del margine / Scrivere al buio by bell hooks

lasiepedimore's review

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4.0

C’è un aspetto in particolare che ammiro di bell hooks: la sua capacità di sbrogliare la realtà e di renderla nuda davanti al suo sguardo femminista. Quante volte non sappiamo raccapezzarci nella complessità delle situazioni che sembrano rendere i nostri principi inapplicabili? Quante volte rimaniamo paralizatə davanti a eventi che non sappiamo come interpretare? Quante volte la nostra emotività grida offesa senza che riusciamo a tradurre in pensieri quell’indignazione? 
Ecco, bell hooks riusciva a tradurre nero su bianco tutta questa massa informe e a trasformarla in buone pratiche femministe. Si era faticosamente costruita la sua etica femminista e lasciava che questa la guidasse nella vita, nelle riflessioni e nei suoi contributi alla teoria femminista. È sempre riuscita a distinguere tra le chiacchiere e la prassi femminista, tra la solidarietà con l’enorme varietà delle esperienze delle donne e il desiderio di rifiutarne e punirne alcune, tra il rifiuto di ogni essenzialismo e la tentazione di semplificare riducendo tutto a definizioni standard. 
bell hooks aveva una barra morale così dritta che sapeva discernere la sua strada anche quando la nebbia era fitta, anche quando la tiravano per la giacca perché dichiarasse di tifare una parte o per l’altra. Elogio del margine / Scrivere al buio fotografa un momento della vita di una donna che ha saputo rimanere aperta e curiosa verso nuove riflessioni e nuovi punti di vista, senza mai lasciarsene sopraffare, ma mantenendo ben chiaro nella mente che il suo nemico era il patriarcato capitalista suprematista bianco. 
Se dovesse trovare un difetto in Elogio del margine vi direi che è nel suo radicamento nella cultura statunitense che, per noi italianə in alcuni punti può risultare un po’ oscuro. Di più facile lettura è sicuramente Scrivere al buio, una lunga intervista che Maria Nadotti, sua traduttrice in italiano, le ha fatto nel 1997 e che risulta a noi più comprensibile perché il pensiero di hooks viene mediato da una persona che conosce le specificità del nostro Paese. Il mio consiglio è di tenere d’occhio le librerie e di leggere le sue opere, visto che abbiamo il privilegio di vivere in un momento storico nel quale vengono ristampate e, in alcuni casi, tradotte per la prima volta: non fatevi sfuggire l’occasione di incontrare il pensiero cristallino.

metempsicoso's review

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4.0

Goodreads mi informa che ho impiegato più di un mese per finire questo volume.
Ritengo che buona parte della causa di ciò - oltre, ovviamente, alla vita e alla spinta continua di altre letture - sia nella struttura della sua prima parte, "Elogio al margine".
Raccolta di saggi variegata, se ne ho apprezzati alcuni, quali per esempio la descrizione della casa/rifugio della nonna e il testo che dà il titolo alla selezione, con altri ho faticato per la loro puntuale specificità. Mi sono mancati i riferimenti culturali, soprattutto nei frangenti in cui questi non rientravano nell'ambito letterario, e penso che questa possa essere una difficoltà propria di molti altri lettori non americani. In alcuni casi, poi, semplicemente la trattazione non rientrava nei miei interessi.
Tutt'altra cosa si è verificata, invece, con l'intervista "Scrivere al buio". Pur con il filtro di Nadotti, che condusse il dialogo nel 1998, e con quello del tempo trascorso - oltre vent'anni in cui molto mi sembra siano cambiati la società e il rapportarsi ai temi femministi -, bell hooks emerge vertiginosa con l'affilatezza delle sue riflessioni. Capace di risposte ragionatissime ed esplicative, ne esce un suo ritratto completo, che spazia dalla vita privata alle convinzioni politiche. In diversi passaggi, poi, l'ho trovata molto rincuorante.
Devo a hooks anche l'aver finalmente trovato parole per criticare quell'eccessivo "accademismo" che tante volte mi fa imprecare nei saggi a cui mi approccio: elitismo e patriarcato, ecco cos'è. Vendere il proprio intelletto per farsi un nome, guadagnare più soldi ed essere più stimati dai colleghi. Scrivere mancando il fine dell'insegnamento, per mera ostentazione fine a se stessa. E, Merlino, quanta rabbia mi fa ritrovare questi vani paroloni in tante autrici - e femministe - che al di là di questo ostacolo nella saggistica stimo moltissimo.

In merito alla questione "rinfrancare", this really hit home for me:
"Oggi sappiamo meglio di quanto non sapevamo negli anni '70 che se non si ha una strategia, una strategia concreta e applicabile alla propria vita, diventare più coscienti non fa che aumentare la sofferenza individuale. Ci si ritrova, infatti, in possesso di una più acuta capacità critica, di una maggiore capacità di interpretare la propria vita, ma senza la minima possibilità di modificarla. Il che può farti sentire ancor più depressa".
Che poi, se sto diventando più consapevole davvero, è tutto da discutere.
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