Reviews

Autumn, All the Cats Return by Philippe Georget

cooperca's review against another edition

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4.0

A sweet slow burn, a mystery that brings a brutal piece of somewhat forgotten history to the forefront. An old man kills another old man; a shot to the stomach and the kill shot to the heart. Inspector Sebag is called to the scene and quickly we become involved with old wounds that haven't healed. OAS (dissident organization fighting to keep Algeria under French regime) is scrawled on the door of the victims home and so begins the history lesson of the Algerian War (Algeria fighting for it's independence from France from 1954-62) and those who fought for it and against it and those who are still fighting it.

It's a complex story that weaves the various stories together bringing us a well-told and thoughtful mystery. Throughout I was constantly asking myself questions; who, why, why now, who is this old man? Walking the story with Inspector Sebag was a walk I enjoyed! Not only were we privy to being a part of the investigation, but were privy to his internal struggle with his personal life, especially with his wife.

The people who worked with the Inspector were a dysfunctional bunch. Some not coming into work when the didn't feel like it and others who cut corners because they couldn't be bothered. But when push came to shove, they had each others back. And thanks to the Inspectors pushing them, they murders, past and present, where solved.

Truly enjoyed this book! The story kept me vested in the investigation, the characters where believable and flawed, the history of the Algerian War was intriguing (weaving history within a contemporary story), and the style in which it was told was unique and welcomed.

I love Donna Leon's Commissario Guido Brunetti series, and this reminded me somewhat of those books.

arrianne's review against another edition

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dark mysterious tense medium-paced
  • Plot- or character-driven? Plot
  • Strong character development? No
  • Loveable characters? Yes
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? Yes

4.25

amelie5m's review against another edition

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dark mysterious sad medium-paced
  • Plot- or character-driven? A mix
  • Strong character development? No
  • Loveable characters? It's complicated
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? Yes

2.25

borislimpopo's review against another edition

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2.0

Georget, Philippe (2012). In autunno cova la vendetta (trad. Silvia Manfredo). Roma: e/o. 2013. ISBN 9788866323372. Pagine 444. 12,99 €

Non sono un lettore di gialli, in genere. Soprattutto, non sono un buon lettore di gialli. Talvolta mi faccio convincere da una curiosità, da una recensione o da una persona entusiasta (e di cui mi fido). Spesso resto deluso. Anzi, la cosa è così frequente che non ho praticamente più dubbi: il problema è mio. È un problema di domanda, non di offerta.


Ahimè, questo libro di Georget non fa eccezione. Ha molti meriti, che proverò a elencare senza rovinarvi niente del gusto della lettura (nel caso lo voleste leggere nonostante questa mia recensione non propriamente entusiasta):

L’ambientazione a Perpignan è inconsueta: è una città di provincia, abbastanza periferica per non essere inclusa nei percorsi abituali di chi va in Francia per turismo o per affari (a meno che non stia andando in Catalogna via terra).
L’ambientazione a Perpignan offre anche il pretesto di parlare di una terra di confine in cui convivono un’identità francese e una catalana (del nord o del sud).
A questo contrasto “etnico” ma non particolarmente conflittuale (almeno in apparenza) se ne affianca un altro, che è ancora una ferita nell’identità francese (che, ricordiamocelo, è molto più consolidata storicamente, se non più forte, di quella italiana): quello tra francesi di Francia e francesi d’Algeria (i pied-noir).
A complicare le cose, c’è una tendenza inesatta ma tenace a equiparare, senza andare tanto per il sottile, tutti i pied-noir con i terroristi di estrema destra dell’OAS.
Noi sappiamo ben poco di quanto accadde in Francia e in Algeria all’epoca: in parte per motivi anagrafici (sono passati 50 anni), in parte per provincialismo radicato. Al massimo, qualcuno di noi ricorda il capolavoro di Gillo Pontecorvo, La battaglia di Algeri, che però è visto con lo sguardo degli algerini e non certo dei francesi. Un film militante, in cui lo spazio per la comprensione (e figuriamoci la simpatia) per i pied-noir è proprio inconcepibile. Un film bellissimo, e se non l’avete visto, e magari non l’avete neppure sentito nominare, vi consiglio vivamente di guardarlo. Per esempio qui:


Al fascino del film contribuisce anche una famosissima colonna sionora di Ennio Morricone (curiosamente attribuita, nei titoli del film, a Morricone e allo stesso Gillo Pontecorvo). La sua bellezza non è sfuggita a John Zorn, che la reinterpreta da par suo:


Sul versante negativo, e al di là della mia tiepidezza verso il genere giallo, lo stile della scrittura è veramente sciatto e piatto: temo più per responsabilità dell’autore che della traduttrice.

C’è anche qualche refuso (il tenente Cardona o Cadorna?)

Molto irritante il vezzo di mettere le sigle e gli acronimi tutto basso, inclusi fln e oas per FLN e OAS.

* * *

Pochi i passi memorabili (riferiti, come d’abitudine, alle posizioni sul Kindle):

La speranza è una fenice indomabile, può rinascere da un cenno o da un sospiro. [41: solo i francesi possono scrivere una frase così senza scoppiare a ridere subito dopo. A me invece viene da piangere, pensate un po']

Salì i gradini a quattro a quattro, non per fretta di arrivare nel suo ufficio, ma perché da buon maratoneta non evitava nessuno sforzo in grado di mantenerlo in allenamento. [145: parole sante]

«L’unzione fa la forca». [537: degno dei miei proverbi pessimisti]

Un marito geloso, ecco cos’era diventato, e non gli piaceva quel ruolo perché sapeva che la gelosia si nutriva più d’amor proprio che d’amore. Non voleva lasciare che quel mostro crescesse dentro di lui. [1148]

La pioggia non si era ancora arrestata: continuava a cadere sorda e copiosa come il getto d’urina di un bevitore di birra scura. [1320: poesia ai limiti del lirismo]

Un verbale sta alla realtà concreta e complessa come un camembert industriale sta alla gastronomia della Normandia. [2476]

Una luce verde gli rischiara i tratti marcati da ex paracadutista. [2873: ai limiti del grottesco]

«Perché noi, noi sì che abbiamo pagato. Abbiamo perso la guerra, e la Storia, all’improvviso, ci ha dato torto. La Storia è sempre stronza con i perdenti. Ha reso crimini le nostre azioni, mentre quelle dei nostri nemici sono diventate azioni di guerra. Gli ex fellagha sono diventati ministri, i nostri combattenti invece dei paria che non hanno diritto nemmeno ad avere monumenti pubblici alla memoria. Benché non abbiamo fatto cose peggiori del fln». [3566]

«Mi è sembrato di averlo sentito dire, sì, che spesso il far sapere conta più che il saper fare». [3689]
«Più che pensare, sto fantasticando».
Le sopracciglia chiare di Claire si sollevarono.
«Non vedo la differenza».
Gilles sorseggiò il caffè prima di rispondere.
«Quando sei in una canoa, remare non è la stessa cosa che lasciarsi trasportare dalla corrente». [3915]
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