A review by logolepsy_e
L'assassinio del Commendatore. Libro primo: Idee che affiorano by Haruki Murakami

3.0

Un umo, pittore ritrattista, vede la sua routine spezzata e la sua vita sconvolta. Così, decide di partire per un viaggio per schiarirsi le idee e trovare una nuova direzione, al termine del quale lo vediamo approdare in una casa appartenuta a un famoso pittore ora affetto da demenza. Sarà in questa casa che il nostro uomo senza nome farà nuove scoperte, conoscenze e incontri, tutti interessanti e alcuni anche inspiegabili, inquietanti e molto curiosi.

Aspettavo questo romanzo da un po'. Dopo aver finito 1q84, non avevo più preso in mano Murakami, nonostante la volontà di recuperare qualche suo vecchio capolavoro che ancora non avevo letto. Sentivo forse il timore di non trovare niente di ugualmente epico o di paragonabile a quella mastodontica trilogia che mi aveva rapita. Con l'arrivo di questa nuova uscita, però, probabilmente grazie a tutto l'hype che le è stata costruita intorno, ho di nuovo sentito quella spinta verso questo autore giapponese per cui nutro una sorta di difficile sentimento di amore/odio (amore per i suoi scritti, odio per i suoi finali).
Le mie aspettative sono state in parte deluse, tuttavia credo di essere l'unica al mondo a non aver apprezzato in pieno quest'opera.

Mi riservo ovviamente di leggere la seconda parte prima di giudicare del tutto, ma per ora questo primo capitolo non mi ha convinta.
Si incontrano molti dei temi cari a Murakami, quasi fosse una dichiarata e volontaria summa delle sue opere, ma personalmente quello che non ho trovato qua dentro è la sostanza. La commistione dei due mondi di Murakami, quello realistico/introspettivo e quello surreale/del sogno, personalmente non mi convince, perché entrambi mancano di spessore. Le parti in cui il nostro protagonista è da solo a riflettere mancano di carattere e di contenuto, mi sono personalmente sembrate spesso dei lunghi elenchi di azioni quotidiane noiosissime (non mi interessa a che ora ti svegli alla mattina e cosa mangi per colazione, insomma) senza l'introspezione che ci si dovrebbe trovare. I ragionamenti del protagonista mi sono sembrati spesso piatti, superficiali e un po' vuoti.
Anche l'affiorare dell'idea del titolo, in linea teorica è un bel momento, ma anche lì, un po' troppo buttato a caso nella storia e, per ora, piuttosto svuotato di ogni scopo e significato. Ma qui, nutro profonde speranze in uno sviluppo e un approfondimento nel capitolo successivo.
L'unico personaggio incisivo e degno di nota, al momento, è Menshiki, questo Gatsby giapponese dalla personalità forte, ma enigmatico e chiaramente pieno di segreti, che sembra essere l'unico a fare qualcosa di utile nel romanzo. E' lui, insomma, a tirare le fila della storia, quasi letteralmente, come un marionettista che fa muovere i personaggi intorno a lui secondo la sua volontà. Menshiki è l'unico personaggio di cui davvero mi importi di scoprire gli sviluppi.
Il problema più grande che personalmente ci ho trovato è lo sviluppo incredibilmente lento della storia. Sembra che nella narrazione non accada assolutamente nulla, se non due o tre avvenimenti chiave. Avvenimenti che però accadono con una lentezza strabiliante e a tratti con piattezza. Sinceramente, a leggere la quarta di copertina si viene a conoscenza delle stesse cose e ci si perde decisamente meno tempo (e meno male che come al solito non l'ho letta prima di iniziare il romanzo!).
Questo volume, comunque, si fa leggere. Mi ha preso molto tempo, ma non l'ho abbandonato perché resta il fatto che Murakami sa scrivere, e anche bene. In alcuni tratti mi sono sentita molto coinvolta; la scoperta della campanella nel bosco, per esempio, mi ha messo addosso una buona dose di inquietudine, segno che la scrittura di questo autore ha comunque sempre una sua incisività non indifferente. E andare avanti mi incuriosiva, volevo sapere come procedeva la storia e lo voglio tuttora, infatti leggerò sicuramente il secondo libro. Solo, mi aspettavo qualcosa in più.

Insomma, per me questo primo capitolo è un po' una delusione, ed è un gran peccato. Ma in ogni caso, rimando il giudizio finale a dopo la lettura del secondo capitolo.