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A review by claudiatralenuvole
Linguaggio inclusivo ed esclusione di classe by Brigitte Vasallo
informative
reflective
medium-paced
5.0
Prima volta che leggo un saggio pubblicato da Tamu Edizioni e non sarà di certo l'ultima perché "Linguaggio inclusivo ed esclusione di classe" di Brigitte Vassallo è stata davvero una lettura illuminante e ricca di spunti di riflessione.
Partendo dall'esempio di due donne assai diverse - la celebrity spagnola Belen Esteban e la ribelle indiana Bhuvaneswari Bhaduri - l'autrice dà il via a molteplici analisi sulla discriminazione di classe (più o meno) nascosta nel linguaggio, e sui meccanismi accademici che ingabbiano parole e conoscenze in sovrastrutture elitarie volte all'esclusione popolare dai mezzi di produzione del linguaggio.
Con le sue analisi, Vassallo non fornisce soluzioni alla questione della disuguaglianza di classe e di genere, ma spinge alla riflessione e al confronto. D'altronde, qualunque regola imposta ai parlanti non è altro che una forzatura che avvalora la dittatura accademica sulle naturali evoluzioni del linguaggio. È la lingua dei parlanti che detta il cambiamento della regola, non il contrario.
Un saggio, insomma, non per trovare regolette nude e crude da memorizzare e tirar fuori all'occorrenza, ma per indagare le intenzioni dei parlanti, le vie del linguaggio e dei suoi "supervisori", e per riflettere sul potere della narrazione, soprattutto quella dei media e dei social network.
Partendo dall'esempio di due donne assai diverse - la celebrity spagnola Belen Esteban e la ribelle indiana Bhuvaneswari Bhaduri - l'autrice dà il via a molteplici analisi sulla discriminazione di classe (più o meno) nascosta nel linguaggio, e sui meccanismi accademici che ingabbiano parole e conoscenze in sovrastrutture elitarie volte all'esclusione popolare dai mezzi di produzione del linguaggio.
Con le sue analisi, Vassallo non fornisce soluzioni alla questione della disuguaglianza di classe e di genere, ma spinge alla riflessione e al confronto. D'altronde, qualunque regola imposta ai parlanti non è altro che una forzatura che avvalora la dittatura accademica sulle naturali evoluzioni del linguaggio. È la lingua dei parlanti che detta il cambiamento della regola, non il contrario.
Un saggio, insomma, non per trovare regolette nude e crude da memorizzare e tirar fuori all'occorrenza, ma per indagare le intenzioni dei parlanti, le vie del linguaggio e dei suoi "supervisori", e per riflettere sul potere della narrazione, soprattutto quella dei media e dei social network.