A review by leggocomemangio
Le transizioni by Pajtim Statovci

5.0

Gennaio è quasi finito, dopo i suoi 60 giorni con dieci lunedì, e con lui io ho finito “Le transizioni”, con le sue mille pagine, anche se sulla carta risultano essere solo 260. È stato un libro da maneggiare con cura, come una millefoglie mangiata col cucchiaino: in perenne pericolo di romperla male e fare un casino di sfoglia e crema per tutto il tavolo, di deflagrare sentimenti e umori e farli rotolare per tutto il salotto, la città, il mare e il mondo. Bujar è la persona protagonista del testo, esistesse il genere neutro in italiano, forse lo avrei usato per poterne scrivere correttamente. Bujar nasce a Tirana in un momento storico devastante per il suo paese, ma prima ancora per suo padre gravemente malato. Bujar ha un* amic* che si chiama Agim e con cui decide di scappare da quel paese affamato e diventare cittadin* del mondo.

Mi è impossibile esprimere a parole tutta la complessità di questo libro ed evitare spoiler, ci sono più strati che in una millefoglie, un libro multilayer. Abbiamo il layer personale di identità di genere che appare essere fluida, abbiamo il layer della identità nazionale anch’essa fluida, abbiamo il layer della propria persona al di sotto di tutti layer: sai essere una brava persona? Quanto stai indossando una maschera o ti stai invece davvero mostrando? Quanto provi paura quando sei nud* e a nudo?

Bujar si racconta come desidera, intrecciando momenti differenti del proprio percorso fra Bari, Roma, New York, Madrid e Helsinki. Noi lo seguiamo cercando di dare alcune risposte alle domande, in realtà ponendocele anche noi. Statovci ha una prosa avvolgente, sincera, completa, ricordo che @amaracchia aveva detto che fosse una scrittrice avrebbe voluto scrivere come lui e non posso che confermarlo. Lo scrittore ringrazia la sua editor a fine testo dicendo che ne ammira le capacità di lettura, non credo che ci possa essere un complimento migliore metaforicamente e non.