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A review by aleamo99
Norwegian Wood: Tokyo Blues by Haruki Murakami
dark
lighthearted
reflective
sad
medium-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? It's complicated
- Loveable characters? It's complicated
- Diverse cast of characters? No
- Flaws of characters a main focus? Yes
4.0
Un libro che parla di morte, sofferenza, dolore e crescita e che quasi offusca i temi dell'amicizia e dell'amore. E' lento, ma sostenuto: non accade granché, ma è semplice, accessibile, quasi cinematografico; Murakami è in grado di farti passare il libro per la testa.
Un romanzo poetico e delicato, come Naoko. Irriverente e provocatorio, come Midori. Introspettivo e riflessivo, come Watanabe. Murakami tira fuori quello che sente ed è meraviglioso: sarebbe pauroso il contrario. Le emozioni, se si accumulano dentro il nostro corpo, si induriscono. E quando molte emozioni si sono indurite, muoiono dentro di noi: quando questo succede, si è giunti alla fine, e c'è poco da scherzare. Murakami racconta di persone che provano a non annegare nel mare dell'infelicità e di persone invece colpite da onde e impatti troppo violenti.
Ho 25 anni e non sono più nella mia fase "teen". Eppure, non l'ho sentito distante: tutti ci siamo trovati giovani e soli, tutti ci siamo trovati dinanzi alla pesantezza di un trauma e alla convivenza con questo nel tempo. Ciò che mi ha stranito non è tanto l'incapacità di compiere azioni da parte dei personaggi, quanto a volte la loro scrittura e le loro reazioni agli eventi. Naoko e Midori, ad esempio, sono totalmente agli antipodi. Midori sembra quasi costruita a tavolino: appassionata di film soft-erotici, libera, leggera, suonatrice di chitarra; il primo incontro tra lei e Watanabe è alquanto strano e senza ombra di dubbio forzato. Nagasawa, ritratto come uno dei personaggi peggiori, è in realtà quello scritto meglio: è autentico e apertamente imperfetto, perché Watanabe lo vede per quello che è e non per ciò che può fare o essere per lui. Ecco, talvolta Watanabe risulta poco autentico dato che tende a vedere tutte le donne che conosce attraverso una lente sessuale.
Infine, è un libro in cui la morte potrebbe sbucare in ogni momento. E' plausibile se si pensa alla situazione suicidi in Giappone e alla meravigliosa dedica di Murakami, il quale, nel postscriptum, ha lasciato un pensiero agli amici morti.
Un romanzo poetico e delicato, come Naoko. Irriverente e provocatorio, come Midori. Introspettivo e riflessivo, come Watanabe. Murakami tira fuori quello che sente ed è meraviglioso: sarebbe pauroso il contrario. Le emozioni, se si accumulano dentro il nostro corpo, si induriscono. E quando molte emozioni si sono indurite, muoiono dentro di noi: quando questo succede, si è giunti alla fine, e c'è poco da scherzare. Murakami racconta di persone che provano a non annegare nel mare dell'infelicità e di persone invece colpite da onde e impatti troppo violenti.
Ho 25 anni e non sono più nella mia fase "teen". Eppure, non l'ho sentito distante: tutti ci siamo trovati giovani e soli, tutti ci siamo trovati dinanzi alla pesantezza di un trauma e alla convivenza con questo nel tempo. Ciò che mi ha stranito non è tanto l'incapacità di compiere azioni da parte dei personaggi, quanto a volte la loro scrittura e le loro reazioni agli eventi. Naoko e Midori, ad esempio, sono totalmente agli antipodi. Midori sembra quasi costruita a tavolino: appassionata di film soft-erotici, libera, leggera, suonatrice di chitarra; il primo incontro tra lei e Watanabe è alquanto strano e senza ombra di dubbio forzato. Nagasawa, ritratto come uno dei personaggi peggiori, è in realtà quello scritto meglio: è autentico e apertamente imperfetto, perché Watanabe lo vede per quello che è e non per ciò che può fare o essere per lui. Ecco, talvolta Watanabe risulta poco autentico dato che tende a vedere tutte le donne che conosce attraverso una lente sessuale.
Infine, è un libro in cui la morte potrebbe sbucare in ogni momento. E' plausibile se si pensa alla situazione suicidi in Giappone e alla meravigliosa dedica di Murakami, il quale, nel postscriptum, ha lasciato un pensiero agli amici morti.