A review by pao986
Chourmo: Il cuore di Marsiglia by Jean-Claude Izzo, Barbara Ferri

4.0

Chourmo, in provenzale, significa la ciurma, i rematori della galera. A Marsiglia, le galere, le conoscevamo bene. Per finirci dentro non c'era bisogno, come due secoli fa, di aver ucciso il padre o la madre. No, oggi bastava essere giovane, immigrato o non. Il fan-club dei Massilia Sound System [...] aveva ripreso quell'espressione. Da allora, il chourmo era diventato un gruppo di incontro e di supporto dei fan. [...] Lo scopo era che la gente si incontrasse. Si "immischiasse" come si dice a Marsiglia. Degli affari degli altri e viceversa. Esisteva uno spirito chourmo. Non eri di un quartiere o di una cité. Eri chourmo. Nella stessa galera, a remare! Per uscirne fuori. Insieme.

Il secondo romanzo della trilogia di Marsiglia di Jean-Claude Izzo (che è anche il mio primo incontro con quest'autore per via della distrazione che mi ha fatto acquistare il libro sbagliato pur avendo controllato l'ordine di lettura) ha come protagonista Fabio Montale, ormai non più arruolato nella polizia ma semplice cittadino che passa le sue giornate a pescare e chiacchierare con la sua gente, per mettere a tacere i suoi ricordi ed i suoi rimpianti.
Montale, come già Montalbano, ha un forte rapporto col cibo che me lo fa stare simpatico; per Fabio sono importanti i sapori, il mangiar bene: col cibo inganna ed esorcizza l'idea della morte.
L'apparente vita tranquilla condotta da Montale viene sconvolta da un delitto che lo coinvolge personalmente: l'omicidio di suo cugino adolescente, trovatosi - sfortunatamente - al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Con le sue indagini private, Montale si trova a scontrarsi con il fascismo di alcuni membri del corpo di polizia, col razzismo spicciolo proprio anche di chi ne è vittima e che - in una città fatta da immigrati e figli di immigrati - vede gli italiani guardare con cattivo occhio gli arabi, con la radicalizzazione, fatta in carcere, dei giovani arabi di seconda generazione che si vedono coinvolti e attirati nell'integralismo islamico dopo essere cresciuti in quei quartieri 'dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi' e che sono vittima di una narrazione stereotipata fatta nella cronaca nera dai telegiornali e dai giornali. Per questo motivo, oltre che essere un noir estremamente ben congegnato, questo romanzo offre molto di più: offre una cartina di tornasole sulla società, sui meccanismi che stanno dietro l'odio e il razzismo e l'estremismo in quartieri 'dimenticati' (e non credo sia un caso che il romanzo di Izzo sia contemporaneo al celeberrimo La haine > di Kassovitz); è uno sguardo lucido sulla situazione sociale francese dell'epoca, che conserva una drammatica attualità.
A questi argomenti 'oscuri' si alterna la bellezza e la pace che viene dalla bellezza del mare, una bellezza che riconcilia col mondo , di quel Mediterraneo che è fondamentale nel determinare il senso di appartenenza di Montale alla sua gente, ai suoi quartieri, alla sua città, al suo sentirsi ed essere chourmo ; lui, figlio di immigrati, che mal sopporta qualsiasi forma di razzismo, che nel suo quartiere, nella sua Marsiglia italiana * ritrova gli stessi odori, le stesse risate, gli stessi scoppi di voci delle strade di Napoli, Palermo o Roma. Anche lo stesso fatalismo rispetto alla vita. e sa che c'è di tutto nel calderone marsigliese. Per tutti i gusti e questo fatto, se saputo usare, rappresenta una enorme e magnifica ricchezza.



*cosa che mi ha fatto sentire a Marsiglia come se fossi a casa e che mentre leggevo mi faceva tornare anche 'gli ultimi' raccontati da De Giovanni con i suoi Bastardi di Pizzofalcone