A review by engi_bi
Come la ferita di una spada, by Ahmet Altan

3.0

3,5 (ma quando si decideranno a introdurre la mezza stellina?!?!?)

Ci troviamo a Istambul a cavallo tra il XIX e XX, ma anche a Istambul al giorno d’oggi.
Osman, un uomo che vive recluso da solo nella villa della sua famiglia, riceve le visite dei suoi avi, fantasmi che raccontano, spesso distorcendo i fatti, le proprie vite, con gelosie, paure, rimpianti, odi e amori. Conosciamo così il sultano e la sua corte, il bisnonno e il nonno di Osman, rispettivamente dervisciro e medico del monarca, due donne bellissime e terribili, un ex ufficiale divenuto fanatico religioso e un uomo diviso tra due mondi, il tutto calato negli ultimi spasimo dell’impero ottomano ormai morente. Un guerra e pace dalle tinte turche.

Ammetto di essermi trovata un po’ spaesata all’inizio, non avendo mai letto nulla ambientato in Turchia ero digiuna di titoli e parole in lingua: aiutano moltissimo in questo senso l’elenco dei personaggi principali all’inizio e il glossario dei termini alla fine.

Superato questo scoglio, Istanbul si è schiusa davanti a me: numerose sono le descrizioni della città e della sua baia, ed è facilissimo immergersi nei palazzi dei ricchi e nei vicoli dei poveri, con i loro odori, colori vivaci, rumori.
Ho apprezzato molto l’affresco storico che questo libro offre, tanto usi e costumi quotidiani quanto proprio i fatti della Storia, è stato veramente facile calarsi nel sentimento nazionalistico che scuoteva l’Europa balcanica negli anni prima della grande guerra.
Per quanto riguarda i personaggi, alcuni sembrano usciti dalla penna di Flaubert, altri da quella di Dostoevskij, altri ancora da quella di Tolstoj, sono ossessionati da passioni carnali, religiose, politiche, sono intensi e pronti a trascinarti dalla loro parte, senza risparmiarsi commenti assai poco lusinghieri gli uni con gli altri.

È un libro che raccomando, di quelli di intrattenimento ma da cui impari qualcosa, e spero che vengano tradotti presto anche i tre seguiti (l’opera fa parte del “Quartetto ottomano”, ma non sono riuscita a gli altri tre titoli nemmeno in traduzione inglese) perché sono letteralmente consumata dal “si, ma e poi che succede?!”

Postilla: l’autore è stato condannato all’ergastolo quest’anno con l’accusa (accertata in un processo farsa) di aver appoggiato il colpo di stato fallito nel 2016. Alla luce di questo, una frase come “... si rallegrava della fine della tirannia non sapendo che in quelle terre non avrebbe mai avuto fine; quando ne fosse finita una, un’altra ne sarebbe iniziata, perché in questa parte del mondo quella era l’unica forma di governo in grado di sopravvivere” mi ha fatto venire i brividi.