Scan barcode
A review by melanto_mori
Non parlare by Uzodinma Iweala
3.0
A questo libro non posso dare più di tre stelle, per svariati motivi, ma quello principale è lo stile di scrittura. Questa scelta di non scrivere i dialoghi in maniera classica, con trattini/caporali, ma di lasciarli all'interno del narrazione, come fossero parte del flusso.
Una scelta che non mi è piaciuta, ha appesantito la lettura e l'ha resa confusionaria in alcuni punti, tanto che non riuscivo a capire chi avesse detto cosa.
Il tema trattato però è molto interessante, questo spaccato sociale con una sequela di elementi che affliggono ancora l'America, altri che affliggono NON SOLO l'America.
Non posso dire che il libro non mi sia piaciuto; o meglio, fino a un certo punto.
E' stato interessante seguire il punto di vista di Niru (questo testo è diviso in due soli pdv ben distinti), le problematiche di essere un ragazzo nero, delle sue origini nigeriane, di vivere in un paese in cui il colore della pelle fa ancora troppo la differenza in certe situazioni. E le cose che dice, le cose che vive e che subisce, fanno male anche a chi legge (penso che la scena più d'impatto per me resterà quella in cui viene fermato dalla polizia per un controllo. L'angoscia pura addosso).
Poi però... si passa al punto di vista di Meredith. E Meredith mi sta davvero sul gozzo. È una stupida ragazzetta, che si comporta da stupida e parla come una stupida (anche se pure Niru, certe volte, mi ha indispettito). Non la reggo. Non la reggevo già dal pdv di Niru, figuratevi quando il focus è passato a lei.
Quando ho letto l'evento drammatico, avrei voluto chiudere il libro e mollarlo lì. Perché per la seconda volta, la colpa delle disgrazie di Niru (e non solo) è di Meredith, secondo me. Lei crea gli eventi scatenanti, poi come evolvono è un altro paio di maniche, ma da lei tutto comincia.
Il tema del "tacere" pervade tutto il libro in maniera molto chiara...
Ripeto, non è che non mi sia piaciuto, ma mi ha infastidito molto.
Una scelta che non mi è piaciuta, ha appesantito la lettura e l'ha resa confusionaria in alcuni punti, tanto che non riuscivo a capire chi avesse detto cosa.
Il tema trattato però è molto interessante, questo spaccato sociale con una sequela di elementi che affliggono ancora l'America, altri che affliggono NON SOLO l'America.
Non posso dire che il libro non mi sia piaciuto; o meglio, fino a un certo punto.
E' stato interessante seguire il punto di vista di Niru (questo testo è diviso in due soli pdv ben distinti), le problematiche di essere un ragazzo nero, delle sue origini nigeriane, di vivere in un paese in cui il colore della pelle fa ancora troppo la differenza in certe situazioni. E le cose che dice, le cose che vive e che subisce, fanno male anche a chi legge (penso che la scena più d'impatto per me resterà quella in cui viene fermato dalla polizia per un controllo. L'angoscia pura addosso).
Poi però... si passa al punto di vista di Meredith. E Meredith mi sta davvero sul gozzo. È una stupida ragazzetta, che si comporta da stupida e parla come una stupida (anche se pure Niru, certe volte, mi ha indispettito). Non la reggo. Non la reggevo già dal pdv di Niru, figuratevi quando il focus è passato a lei.
Quando ho letto l'evento drammatico, avrei voluto chiudere il libro e mollarlo lì. Perché per la seconda volta, la colpa delle disgrazie di Niru (e non solo) è di Meredith, secondo me. Lei crea gli eventi scatenanti, poi come evolvono è un altro paio di maniche, ma da lei tutto comincia.
Il tema del "tacere" pervade tutto il libro in maniera molto chiara...
Spoiler
... ed è quello a fare più danno anche dei proiettili. Però, mi sembra assurdo che nessuno - NESSUNO - si prenda la briga di dire al padre di Niru che la colpa delle situazioni è anche sua e dei suoi comportamenti. Meredith che si tira indietro ogni santa volta (o che viene tirata indietro da altri adulti ancora più scemi di lei - forse l'unico adulto che si salva, in questo libro, è la prof) e che un minimo di speranza nel fare la cosa giusta ce lo concede solo alla fine. Troppo poco.Ripeto, non è che non mi sia piaciuto, ma mi ha infastidito molto.