A review by kat1a_5
In cerca di Transwonderland by Noo Saro-Wiwa

4.0

Per GdL VEZ

"In cerca di Transwonderland", in bilico tra diario di viaggio e memoir, ripercorre i quattro mesi e mezzo trascorsi dall'autrice in Nigeria, suo paese d'origine che la vede ancora bambina migrare verso l'Inghilterra. Figlia della diaspora, Noo Saro-Wiwa è anche figlia di Ken Saro-Wiwa, scrittore e attivista di etnia ogoni assassinato nel 1995 per le sue prese di posizione contro le compagnie petrolifere.
Il viaggio dell'autrice da una regione all'altra della Nigeria è non solo un viaggio di (ri)scoperta della cultura, della storia, delle bellezze e delle usanze del paese che le ha dato i natali, nonché della parte della sua famiglia rimasta a vivere lì, ma anche l'occasione per confrontarsi con le sue radici e con le influenze della cultura europea sul suo sviluppo successivo. Per interrogarsi, insomma, sulla sua identità.
Il quadro che emerge del paese è contraddittorio e molto sfaccettato (e credo sia questo il grande punto di forza del libro: l'analisi meticolosa e vivace di una realtà non lineare sotto molti punti di vista): le ricchezze derivanti dal petrolio, la corruzione sistemica a tutti i livelli di potere, la povertà della popolazione, i tentativi di sviluppo in chiave moderna, dai parchi di divertimenti ai resort per turisti ricchi, a Nollywood, l'industria cinematografica, che si scontrano con problemi molto più terra terra come i lunghi blackout causati da una rete elettrica insoddisfacente.
Il tutto condito dai cambiamenti climatici, dall'inquinamento derivante dalle industrie, dalle razzie perpetrate dalle potenze coloniali nel passato e dal neocolonialismo capitalista del presente.

Qualche passo del libro:

Davanti a noi ho visto due uomini attraversare l'autostrada con una carovana di dieci cammelli. Indossavano eleganti gillaba bianche, in contrasto con il viola cupo del cielo e il rosso del sole sempre più liquido all'orizzonte. Ciascuno in groppa a un cammello, i due guidavano gli animali con grazia lungo la savana e si fondevano con il contesto in modo regale. Con la nostra corsa su quello sgorbio metallico che era la moto, ho sentito che ci stavamo imponendo brutalmente sul paesaggio. Destinati al lontano mercato di Kano, i cammelli sono scomparsi nella semioscurità come un'apparizione, portandosi via le mie malinconie da viaggiatrice.

Dalla splendida altitudine di Sukur ho fissato l'orizzonte in lontananza, verso il resto della Nigeria, e per un attimo ho desiderato con tutta me stessa che il paese potesse tornare con un balzo a una specie di età del ferro. Ho sognato di trovarmi in un posto in cui il divario tra aspettative e realtà non fosse così frustrante; in cui ero in balia dei capricci della natura, non del pugno di ferro della corruzione, e guidata da un leader che, miracolosamente umile e dotato del dono dell'introspezione, desse ascolto alle mie lamentele. In senso relativo, sembrava il paradiso.