A review by logolepsy_e
Almost Love by Louise O'Neill

3.0

Quando affronti il nuovo romanzo di una delle tue autrici preferite, c'è sempre la paura di una delusione dietro l'angolo, proprio come in una storia d'amore da cui ti aspetti qualcosa che alla fine non ricevi mai.

E' questo il caso di Sarah, invischiata in una relazione talmente tossica che avvelena anche tutto il resto della sua vita. O forse in fondo non è proprio così: forse è proprio Sarah la parte tossica di tutta questo storia.
Da Almost Love, da quello che avevo letto e sentito al riguardo prima di leggerlo, mi aspettavo il racconto di una storia d'amore tossica, a senso unico, sbilanciata, deleteria per la donna protagonista. Ci ho trovato invece una cosa un po' diversa.

Come al solito Louise O'Neill riesce a dipingere benissimo le sfumature dei suoi personaggi, le loro sfaccettature, la loro complessità e i la profondità dei loro pensieri. L'introspezione è magistrale. In questo caso, anche lo svolgersi dell'intreccio è stato gestito in modo molto sapiente; non un intreccio chissà quanto complesso, ma che comunque si dipana in modo molto interessante, in una continua altalena tra il passato e il presente, che infine si uniscono a creare il quadro completo. Molto interessante anche la scelta del variare il punto di vista, da un narratore onnisciente in terza persona per il presente, in modo da raccontarci con oggettività e distacco l'attuale vita della protagonista, al racconto di Sarah in prima persona per gli avvenimenti del passato, in modo da farci comprendere appieno ciò che lei pensava, provava, sperimentava, in modo da coinvolgere anche noi al massimo in questa relazione completamente disfunzionale.

I personaggi secondari sono un'ottima cornice agli eventi narrati dalla storia; non c'è molto spazio per loro, ma vengono delineati dall'autrice con pochi tratti sapienti ed essenziali, tanto da farceli comprendere e apprezzare alla perfezione anche se visti dalle lenti distorte di Sarah.
Perché Sarah, la protagonista super ingombrante, lo spazio se lo prende tutto lei e agli altri non ne lascia. Ed è proprio questo che mi ha turbata, all'inizio della lettura: Sarah è insopportabile. Non c'è stata una sola riga di tutto il romanzo in cui non avrei voluto prenderla a schiaffi fortissimo. Ed è anche per questo che sono rimasta un po' spiazzata dalla storia che mi sono trovata davanti: non era la storia che mi aspettavo perché, da quello che avevo sentito, pensavo che Sarah fosse solo vittima, mentre la grande sorpresa è stata proprio che Sarah è, eccome, anche carnifice: non del suo "innamorato", ma di se stessa.
Sarah è una persona di terribile, una di quelle che se me la trovassi davanti nella vita vera, sicuramente non vorrei averci niente a che fare. Egoista, concentrata sempre e solo su se stessa, pensa che tutto le sia dovuto: la vita, gli agi, l'amore, l'affetto di chiunque le stia intorno. Non si ferma mai un attimo a pensare che quello andrebbe guadagnato, che forse per meritarsi l'affetto di qualcuno il minimo sforzo da fare sarebbe quello di essere una persona decente. Tutt'ora mi chiedo come sia possibile che nessuno dei suoi conoscenti l'abbia fatta fuori a mazzate in testa, tanto è odiosa.
E sì, Sarah si ritrova in una relazione tossica, totalizzante, estraniante, disturbante, ma non è affatto vittima. Sarah questa relazione la brama, la cerca e quando la trova la trasforma in quello che non è mai stata e mai è voluta essere. Sarah vede il mondo distorto, è chiaramente distaccata dalla realtà; vede cose che nessuno le fa, sente cose che nessuno le ha detto, ma guarda, ascolta e trasforma tutto a suo piacimento, in modo da poterlo rigirare contro gli altri e contro se stessa, per ferire sé e chi le sta intorno. La parte peggiore di tutto questo è che lei sembra non accorgersene neanche, tanto è assorbita dal pensiero di se stessa.
E in questa relazione, appunto, Sarah si crogiola. Prima nella mancanza di ciò che vorrebbe, poi nel dolore di ciò che ha perso. Ma mai si rende conto che non è lei la vittima, che anzi quella condizione di vittima se l'è creata lei, che in quella relazione non si è tuffata per amore, ma per i suoi fini venali ed egoistici.
Certo, lui non è mai stato un santo; certo, si è approfittato di lei; certo, Sarah ha avuto un'infanzia difficile e un passato complesso e diversi ostacoli nella sua vita. Ma questo non la giustifica, così come nulla può giustificare lui.

Insomma, mi sono scontrata molto presto con la consapevolezza che stavo leggendo un libro di cui odiavo a morte il punto focale. Ma poi, proseguendo con la lettura, ho capito che la protagonista non è stata scritta né per essere amata, né per essere perdonata o compresa. E ho capito anche che non era di amore che stavamo parlando e che il titolo del romanzo era molto più corretto di quanto pensassi.

Insomma, è una lettura che va affrontata con la giusta attitudine. E non è sicuramente il libro di Louise che ho preferito. Ma ancora una volta la O'Neill è stata capace di dipingere una storia vera, reale, dura, cruda, nuda. Una storia come ce ne sono a migliaia nel mondo (ma speriamo che di Sarah così non ne esistano tante), ma raccontata per aprire gli occhi e insegnarci qualcosa. Ancora una volta la sua storia tocca temi importanti, ma questa volta lo fa con delicatezza, quasi in punta di piedi; il femminismo, i ruoli di genere, ma anche quelli di classe sociale, la ricchezza, l'arte, la difficoltà di emergere in un mondo di squali e via dicendo. Tutti temi importanti, ma che non si impongono; si mischiano alla perfezione nella narrazione, lasciando il segno senza urlare troppo.