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A review by logolepsy_e
Il mio romanzo viola profumato by Ian McEwan
3.0
"Possiamo radunarci in massa in luoghi turistici come piazza San Maco, armati di smartphone e pronti a scattare selfie, ma siamo soli dinanzi alla tragica impermanenza del nostro io mente, come Amleto, affrontiamo la mortalità di questa 'quintessenza di polvere'."
Non amo particolarmente i racconti brevi, ma devo dire che, se si tratta di McEwan, è comunque tutta un'altra cosa.
In questo piccolo libriccino troviamo infatti un racconto incredibilmente breve, uscito in precedenza sul New Yorker, e un un altrettanto breve saggio che è la trascrizione del suo intervento al premio Bottari, pubblicati insieme in omaggio ai settant'anni dello scrittore.
Il romanzo breve, nonostante sia, appunto, molto conciso, resta comunque una narrazione molto efficace e magnificamente scritta. E' davvero incredibile come uno scrittore così capace possa trasmetterci così bene una storia in così poche parole. Il racconto si legge in pochi minuti, ma è comunque coinvolgente e i personaggi riescono a prendere vita anche nella brevità di questo spazio. Il racconto prende in analisi tematiche quali l'amicizia, quella forte che attraversa il tempo e le distanze, la carriera a discapito della famiglia e viceversa, la rivalità, il mondo editoriale, il furto. E sono tutte tematiche che si prendono il loro spazio e riescono ad emergere con sorprendente chiarezza.
Il saggio della seconda parte l'ho trovato un po' meno efficace, principalmente perché secondo me non è un testo molto adatto ad essere così breve: sono concetti che andrebbero approfonditi.
Tuttavia, McEwan ci propone uno sguardo piuttosto interessante sulla storia dell'io nella letteratura, sguardo che arriva fino ai giorni nostri coinvolgendo anche gli smartphone, dandoci così un excursus breve, ma completo.
Insomma, per i fan accaniti di McEwan è una lettura necessaria; per chi non lo conoscesse, o non ancora a fondo, è un buon modo per conoscere la profondità e la versatilità della sua scrittura meravigliosa.
Non amo particolarmente i racconti brevi, ma devo dire che, se si tratta di McEwan, è comunque tutta un'altra cosa.
In questo piccolo libriccino troviamo infatti un racconto incredibilmente breve, uscito in precedenza sul New Yorker, e un un altrettanto breve saggio che è la trascrizione del suo intervento al premio Bottari, pubblicati insieme in omaggio ai settant'anni dello scrittore.
Il romanzo breve, nonostante sia, appunto, molto conciso, resta comunque una narrazione molto efficace e magnificamente scritta. E' davvero incredibile come uno scrittore così capace possa trasmetterci così bene una storia in così poche parole. Il racconto si legge in pochi minuti, ma è comunque coinvolgente e i personaggi riescono a prendere vita anche nella brevità di questo spazio. Il racconto prende in analisi tematiche quali l'amicizia, quella forte che attraversa il tempo e le distanze, la carriera a discapito della famiglia e viceversa, la rivalità, il mondo editoriale, il furto. E sono tutte tematiche che si prendono il loro spazio e riescono ad emergere con sorprendente chiarezza.
Il saggio della seconda parte l'ho trovato un po' meno efficace, principalmente perché secondo me non è un testo molto adatto ad essere così breve: sono concetti che andrebbero approfonditi.
Tuttavia, McEwan ci propone uno sguardo piuttosto interessante sulla storia dell'io nella letteratura, sguardo che arriva fino ai giorni nostri coinvolgendo anche gli smartphone, dandoci così un excursus breve, ma completo.
Insomma, per i fan accaniti di McEwan è una lettura necessaria; per chi non lo conoscesse, o non ancora a fondo, è un buon modo per conoscere la profondità e la versatilità della sua scrittura meravigliosa.