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A review by pino_sabatelli
Purgatorio by Tomás Eloy Martínez
3.0
Tre stelle e mezza
La vita di Emilia, figlia di un’eminenza grigia della dittatura militare argentina, viene sconvolta dall’arresto e dalla scomparsa nel nulla del marito Simón. Da quel momento la sua esistenza si riduce a un grumo di dolore inemendabile, esacerbato dal non avere un corpo da seppellire, una tomba su cui piangere. Per lei non c'è più un presente, un passato, tantomeno un futuro, ma solo un tempo sospeso, rubato: il tempo di un purgatorio, appunto.
Per lei, e per le migliaia di famiglie che dovettero affrontare lo stesso orrore, però, è un purgatorio che nulla ha a che fare con la favoletta che ci hanno ammannito generazioni di catechisti, quella specie di sala d'attesa del paradiso cui sono destinate le anime che devono purificarsi per essere degne di andare al cospetto di Dio. Se in questo caso, infatti, l’attesa ha un termine, per quanto ignoto, per le vittime della dittatura argentina (e non solo di quella) si tratta invece di una condizione permanente, perché non è possibile per chi è innocente espiare le colpe del proprio carnefice.
Come spesso mi capita con la letteratura sudamericana, tuttavia, ci sono alcuni aspetti che proprio non riesco ad apprezzare. Mi riferisco, in particolare, al passaggio continuo della narrazione da un registro realistico ad uno quasi onirico. Alcuni episodi, poi, mi sembrano troppo lunghi e poco funzionali (come la storia della scrittrice Nora Balmaceda), mentre altri li ho trovati semplicemente assurdi (su tutti la cura Schroeder).
In sintesi ritengo si tratti di un libro a tratti intenso ma non del tutto riuscito, principalmente per l’utilizzo insistito di un registro metaletterario che, alla fine, risulta incongruo e inutilmente spiazzante.
La vita di Emilia, figlia di un’eminenza grigia della dittatura militare argentina, viene sconvolta dall’arresto e dalla scomparsa nel nulla del marito Simón. Da quel momento la sua esistenza si riduce a un grumo di dolore inemendabile, esacerbato dal non avere un corpo da seppellire, una tomba su cui piangere. Per lei non c'è più un presente, un passato, tantomeno un futuro, ma solo un tempo sospeso, rubato: il tempo di un purgatorio, appunto.
Per lei, e per le migliaia di famiglie che dovettero affrontare lo stesso orrore, però, è un purgatorio che nulla ha a che fare con la favoletta che ci hanno ammannito generazioni di catechisti, quella specie di sala d'attesa del paradiso cui sono destinate le anime che devono purificarsi per essere degne di andare al cospetto di Dio. Se in questo caso, infatti, l’attesa ha un termine, per quanto ignoto, per le vittime della dittatura argentina (e non solo di quella) si tratta invece di una condizione permanente, perché non è possibile per chi è innocente espiare le colpe del proprio carnefice.
Come spesso mi capita con la letteratura sudamericana, tuttavia, ci sono alcuni aspetti che proprio non riesco ad apprezzare. Mi riferisco, in particolare, al passaggio continuo della narrazione da un registro realistico ad uno quasi onirico. Alcuni episodi, poi, mi sembrano troppo lunghi e poco funzionali (come la storia della scrittrice Nora Balmaceda), mentre altri li ho trovati semplicemente assurdi (su tutti la cura Schroeder).
In sintesi ritengo si tratti di un libro a tratti intenso ma non del tutto riuscito, principalmente per l’utilizzo insistito di un registro metaletterario che, alla fine, risulta incongruo e inutilmente spiazzante.