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A review by fedallah
Macchine come me by Ian McEwan
4.0
«Gli umani erano moralmente difettosi: incoerenti, labili a livello emotivo, inclini al preconcetto, all’errore di valutazione, spesso per ragioni di egoismo.»
Probabilmente ispirato e stimolato da uno dei temi più attuali e universalmente coinvolgenti, sia intellettualmente che materialmente degli ultimi anni, McEwan scrive un libro che potrebbe rientrare nel grande calderone della fantascienza.
Ora, per quanto possa essere prevedibile la grande riflessione su cui si regge il libro, ma ad esser più precisi saranno le situazioni e i dialoghi a darci la possibilità di riflettere, c'è un momento in particolare in cui a mio parere esce fuori la vera grande questione, nonché novità, su cui l'autore vuole farci soffermare. Lasciate stare l'ucronia in cui è ambientato il tutto, mettete da parte la trama e soffermatevi solo ed esclusivamente tra il rapporto che hanno Adam, l'androide, Miranda e Charlie. Andando avanti nella lettura appare sempre più evidente come il comportamento umano sia in qualche modo più programmato di quello dell'androide, nonostante, e anzi, proprio per questo, venga detto che gli umani siano “difettosi”. Si ha come la sensazione che l'umano sia “difettoso” perché ha programmato, anche grazie alla realtà che lo circonda, la sua coscienza ed il suo essere ad essere così. Partendo da questa riflessione (vicinissima ai libri di Philip K. Dick), che poi è la più semplice e più utilizzata quando ci si imbatte in libri che affrontano il tema umano-robot, si arriva a quella che è secondo me il grande dilemma con cui un giorno ci scontreremo.
Si è abituati ormai a dare per scontato (sull'accettarlo o no è un'altra affascinante questione) che gli androidi si comporteranno in modo conscio, avranno idea di cosa siano i sentimenti potendoli provare loro stessi, saranno più creativi e capaci di noi, ma che fare nel momento in cui, come Charlie e Miranda, per questioni storiche e sociali, non avremo più princìpi, vivremo trascinati dall'onda della storia, e saranno invece loro gli unici ad averne? Tutti conoscono le leggi della robotica e tutti sanno che anche grazie a quelle si è oggi in grado di studiare e, è il caso di dirlo, dar vita a macchine complesse. Ma, come nel ciclo dei robot del sempre più importante Isaac Asimov, si arriverà ad una sorta di “Legge Zero” che metterà in gioco proprio i princìpi. Perché se gli androidi possono sviluppare una coscienza e altre complesse caratteristiche, allora arriveranno ad avere anche una scala di princìpi e valori. Saranno solidi? Giustificheranno le loro azioni/nostre reazioni? Riusciremo ad avere uno scontro verbale/intellettuale di pari livello, tenendo anche conto degli enormi progressi che sembra destinato a fare il machine learning? Stando al libro e senza fare spoiler, l'idea è quella di una “Legge Zero” che non entra in conflitto con le altre tre, restando quindi fedele al concetto del robot che, se destinato a danneggiare un essere umano, lo farà nel modo meno letale possibile, dando così la possibilità di salvezza e se vogliamo, di redenzione.
Macchina e dio, entrambi creati dall'uomo, destinati a salvare, perdonare e redimere anche attraverso il dolore.
Problematiche che vengono affrontate anche grazie al mondo in cui è ambientata la vicenda (siamo negli anni 80) e in cui lo stratagemma di McEwan appare evidente: l'idea di macchine che sono parte della società durante il governo Tatcher (disoccupazione, crisi economica e sociale) è semplicemente perfetto, perché tutti questi elementi, tra cui la questione delle Isole Falkland, i discorsi del leader laburista decisamente in linea con quelli più recenti e tutto sommato difficile da accettare perché reali e perché non si hanno soluzioni, gli permettono di dare il via alle riflessioni fatte sopra. E non è per la trama che Macchine come me andrebbe letto, ma proprio per le grandi questioni filosofiche e morali che porta a fare.
Dall'inizio, quindi non svelo niente di grosso, si viene a sapere che oltre ai modelli Adam vi sono anche dei modelle Eve. Ci viene detto che queste sono andate a ruba. La questione non viene approfondita, ma il sottolineare che quei modelli abbiano fatto successo, è comunque il modo che ha McEwan per collegarsi alla realtà e darci la possibilità di farci altre domande riguardo l'utilizzo a scopo sessuale degli androidi, il consenso e la violenza fisica. Il tema tocca entrambi i modelli, ma son sicuro che l'aver sottolineato il fatto che siano le Eve ad essere andate a ruba sia un collegamento alla realtà dei giorni nostri
Non voglio essere catastrofista, e non voglio far la figura del luddista. E dirò di più, siamo ancora lontani dall'avere androidi come Adam e chissà, magari non vedremo mai qualcosa di simile, dove per simile intendo qualcosa che si avvicina in tutto e per tutto, non i fantastici prototipi che si vedono ora. Ma oltre a fantasticare e pensare a quello che potrebbe essere o succedere, dobbiamo anche chiederci: siamo pronti? Abbiamo un'idea nuova di società?
Macchine come me non è uno di quei libri che consiglierei di leggere “per la trama”, ma per tutta la lunga serie di domande che ci spingeranno, oltre a fantasticare, ad informarci e ad appassionarci ad un tema serio e attuale. Sarebbero tre stelle, ma arrotondo a quattro per evidenti motivi.
«Succederà. Col tempo, coi miglioramenti… vi supereremo… vi sopravviveremo… pur volendovi bene. Dovete credermi, non c’è alcun senso di trionfo nei miei versi… Solo rimpianto.»