A review by fr_eddie
Fai bei sogni by Massimo Gramellini

fast-paced

2.25

Massimo you're a fucking crybaby (not in a good way)  

Memoir con uno stile molto confusionario, in cui ogni paragrafo sembra distaccato dagli altri, pensieri sessisti e comportamenti da vittima da parte dell'autore, da quando ha subito il lutto a nove anni fino ai suoi quarantanove.

Credevo che i temi della mascolinità tossica e di uomini senza sentimenti fossero introdotti per farci vedere come l'autore fosse cresciuto in questo ambiente negativo, ma poi questa retorica non è mai denunciata, ma normalizzata. 
Tra i vari esempi: •"Per colmare in parte l'abisso di una madre che muore bisogna essere dei maschi femmina. Severi all'occorrenza, ma sensibili. Invece papà era maschio e basta, cresciuto nel mito di due uomini forti: nonna Elena e Napoleone” (ah yes, i maschi normali non hanno sentimenti e le donne normali non sono forti, quindi questo è divertente)
•"Mi aveva attirato verso il Buddha con la tecnica irresistibile - un alternarsi di allusioni e sguardi dolenti - che le donne utilizzano quando vogliono indurti a fare qualcosa senza chiedertelo” (ah yes, le donne, classiche calcolatrici)
•"E noi maschi non riusciamo a fare due cose insieme" (ah yes, maschi stupidi).

Nel corso della sua vita, Gramellini prova sempre ad addossare il suo lutto su qualcun altro. Capisco questa retorica quando lui è solo un bambino, la apprezzo, adoro l'introspezione emotiva dei ragazzini, ma se tu a quarant'anni continui a essere una povera vittima incel di merda dilaniato da quella cattivona di tua madre morta, lì non mi piace più.
Cit memorabili sono:
•"Però così non cresco, mamma. Persino il giorno delle nozze non ero uno sposo, ma il solito orfano”
(ah yes, accusa tua madre del fatto che tu non riesca a crescere)

•"Ma forse non era una sorella. Era una fidanzata. O una mamma. O tutte e tre” (credo che Gramellini di nome dovrebbe fare Edipo)

•"Credevo di meritarti, comunque. E che tu avessi bisogno di me. Ma questo, forse, non lo credo più” 
(classica tirata da incel perché la ragazza l'ha lasciato, anche se lei gli aveva scritto di non parlarle più perché sapeva che non avrebbe cambiato idea)

•“«Hai quarant'anni e stai a tavola come un bambino viziato. Possibile che nessuno ti abbia insegnato un po' d'educazione?»
« E chi doveva insegnarmela? Chi? Nessuno mi ha mai insegnato niente. Nessuno!»
Solcai a grandi passi il salottino del residence alla ricerca di qualcosa di appagante da distruggere.
Finché fra il divano e le tende vidi un tremolio bianco.
Billie.” 
(il fatto che lui voglia distruggere qualcosa come un vero bambino viziato e si fermi solo perché una donna è spaventata (in questo caso il cane) è disgustoso. Hai quarant'anni. Non cinque)

•"Che una madre fosse stata tanto egoista da condannare la sua creatura a vivere senza di lei. Nell'ospedale di Sarajevo avevo visto donne ferite lottare con fierezza contro la morte e tendere le mani verso un figlio che non c'era più, animate dalla speranza assurda di poterlo riabbracciare ancora. Io invece ero nella stanza accanto. Vivo. Ma la mamma se n'era infischiata di me. Aveva pensato soltanto a se stessa”

(AH YES, IL SUICIDIO È EGOISTICO PERCHÉ LA MAMMA DOVEVA PENSARE AL PICCOLO MASSIMO. Nonostante avesse chiari problemi, una concezione malata della realtà, una paura immensa del dolore, il take di Massimo non è che sarebbe dovuta andare in terapia per continuare a vivere, ma avrebbe dovuto farlo per non lasciarlo solo)

La storia non posso giudicarla, perché, nonostante sia improbabile, è vera. Il tema di un genitore che muore e la consapevolezza che nessuno ti amerà mai quanto la persona che hai perso è interessante, ma Gramellini si concentra pesantemente sul fatto che lei fosse “una madre”, sempre per la retorica sessista della donna che ha i sentimenti e degli uomini che non ce l'hanno. Perché solo le madri importano. Perché gli uomini non possono avere sentimenti, oppure sarebbero maschi-femmina.
Perché le uniche persone che permettono questo cambiamento in Gramellini sono Madrina, il cane femmina Billie e Elisa (che è il classico esempio di manic pixie girl ma a quanto pare esiste davvero).

Lo consiglierei? Lo stile è spezzettato, la storia si ripete sempre, il sottotono è sessista a bestia e il protagonista è un incel orribile. No.





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