A review by claudiatralenuvole
A proposito di mia figlia by Kim Hye-Jin

reflective sad medium-paced
  • Plot- or character-driven? Character
  • Strong character development? It's complicated
  • Loveable characters? No
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? Yes

3.75

Questa lettura è difficile, non per la scrittura in sé ma per la voce narrante che può risultare sgradevole e irritante.
La protagonista è una madre che non accetta l'omosessualità di sua figlia e la relazione che ormai ha da 7 anni con un'altra donna. Il suo punto di vista è claustrofobico, rabbioso e ignorante.
Nonostante tutto, non sono riuscita a odiare la narratrice fino in fondo, per lo più mi ha fatto pena. È una donna che non capisce cosa provi la figlia e nemmeno ci prova perché nella società in cui è cresciuta non bisogna provare a mettersi nei panni degli altri, bisogna pensare a se stessi e a eccellere a qualsiasi costo.
La protagonista più che odiare sua figlia e le sue "scelte di vita" ha chiaramente il terrore che finisca sola ed emarginata dalla società e lo si vede benissimo dal modo in cui tratta Jen, una paziente della casa di cura dove lavora, che non si è mai sposata né ha avuto figli e quindi viene completamente abbandonata dalla società e trattata dal sistema sanitario come un fardello. Visto che in Corea del Sud il matrimonio omosessuale non è riconosciuto, la narratrice teme palesemente che sua figlia invecchi sola e senza il supporto di nessuno.
Non è assolutamente una scusante per il comportamento e le parole della protagonista, ma quantomeno li rendono comprensibili da un punto di vista psicologico. 
Nella sua voce arrabbiata, confusa e tradita io ci ho letto soprattutto il dolore di una vita a piegarsi, a lottare per qualche diritto e a mordersi la lingua per non venire esclusa o punita dalla Collettività. Voleva vivere tramite sua figlia un riscatto - laurea, lavoro ben pagato all'Università, matrimonio di successo e figli - che non è avvenuto. 
Si percepisce tutto il gap generazionale: sua figlia lotta per le ingiustizie, parla apertamente dei problemi, li affronta a muso duro, e non nasconde la sua sessualità, non si vergogna. Sua madre invece è il prodotto di un'epoca più tradizionale, severa, che l'ha fatta soffrire e danneggiata e ancora non riesce a lasciarla libera. 
Tuttavia, secondo me sul finale cominciamo a vedere uno spiraglio di cambiamento: la ribellione in clinica, qualche dialogo aperto con la compagna della figlia, l'ammissione che forse un giorno si abituerà all'omosessualità delle due.
Perciò ho apprezzato tantissimo questa lettura, per il modo in cui mi ha fatto calare nella mente di un personaggio che nella vita vera probabilmente detesterei, ma per cui qui ho provato soprattutto pena.

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