A review by blackjessamine
Jezabel by Irène Némirovsky

4.0

Il mio secondo approccio alla Némirovsky, dopo un incontro non proprio positivo con il suo breve racconto "Il ballo" (a ripensarci bene, probabilmente la delusione era dovuta ad aspettative troppo alte, perché tutto sommato non ne serbo un ricordo così tanto negativo).
Devo dire che questo secondo approccio mi ha soddisfatta decisamente di più: certo non credo sia un capolavoro o uno di quei libri che modificano la tua visione della letteratura, ma si tratta senza dubbio di una lettura molto piacevole, una lettura "da distrazione", quelle che scorrono senza richiedere troppo impegno, ma che comunque intrattengono e lasciano un ricordo positivo. Insomma, l'ideale per cercare di leggere qualcosa nonostante si sia in piena sessione d'esami.
Mi è piaciuta la narrazione "a ritroso", che comincia dalla fine, dal processo per omicidio intentato nei confronti di una donna non più giovanissima, ma ancora bella, per poi fare un tuffo all'indietro. Gladys, una donna bellissima, che appena entrata in società scopre quanto inebriante possa essere la sensazione di avere un uomo ai suoi piedi, rimane una figura fissa al centro del racconto, attorno a cui tutto ruota, e sembra di vederla sorridente a vent'anni, vestita di mussola bianca, per poi, con lo scorrere delle pagine, scorgere la sua figura irrigidirsi, sempre bella ma priva della grazia naturale della giovinezza, il sorriso sembra assumere la fissità di una posa mantenuta troppo a lungo, lo sguardo perde luminosità a causa del belletto.
Gladys combatte contro il tempo, vorrebbe fermarlo, vorrebbe tornare indietro, ma non per riparare ai torti del passato, ma solamente per avere ancora la bellezza fresca della giovinezza. Certo è un personaggio con cui è difficile empatizzare, così persa nella sua ossessione, così terrorizzata dall'idea che qualcuno possa riconoscerla come una donna non più giovane, ossessionata al punto da sacrificare anche gli affetti più cari per la sua sete di giovinezza. Eppure, nonostante quello della vecchiaia sia un tema che non riesce a toccarmi troppo da vicino, trovo che sia difficile non provare almeno una punta di compassione nei confronti di una donna che, nonostante i suoi errori, non è mai stata davvero felice. E certo c'è anche il disprezzo, la distanza nei confronti di un personaggio difficile, quasi paradossale, a tratti stilizzato e appiattito sopra la sua eterna cantilena, ma attraverso questi tratti più duri e meno realistici sembra emergere un'umanità fragile, tremante, illusoria come il velo di belletto che invano cerca di cancellare le rughe da un volto che ha sempre sorriso solo per cercare di avere un'immagine appetibile, e mai per reale felicità.