A review by kelanth
Di cosa parliamo quando parliamo d'amore by Raymond Carver

4.0

Questa edizione contiene i racconti pubblicati con tutte le parti tagliate, omesse e/o cambiate dal suo editor al tempo della prima pubblicazione. Io avevo letto le versioni originali dell'autore pubblicati come "Principianti", con un lavoro di recupero viene ben raccontato nelle pagine finali del libro, che include tra l’altro le lettere che seguirono tra Carver e Lish (il suo editor).

Raymond Carver morto nel 1988 a soli cinquant’anni è stato uno scrittore, poeta e saggista statunitense.
Fin dalla giovane età si barcamenò tra le più disparate occupazioni, coltivando al tempo stesso una grande passione per la lettura e la scrittura. Carver è stato un maestro della narrativa breve e viene considerato il capostipite del minimalismo letterario americano. Un matrimonio fallito, due figli sfortunati arrivati troppo presto, una lunga battaglia con l’alcol, un’infinità di bancarotte, traslochi, lavori umili, frustrazioni. Per sopravvivere a tutto questo, come vuole la leggenda, il giovane Raymond si chiudeva in garage per cercare di mettere in fila delle storie ben congegnate.

Tutti i suoi racconti hanno per protagonisti individui umili, spesso disperati, che si dibattono e si trascinano tra le difficoltà della vita dell'America di provincia. Con la sua scrittura lineare ma attentamente e finemente cesellata, Carver indirizza il lettore attraverso il grigiore della quotidianità , lasciando intravedere solo alla fine quel poco di poesia che resta nelle piccole cose, nelle piccole vite da lui descritte.

Nell'America dorata che enfatizza con i suoi miti e le sue immagini il benessere, Carver ci presenta nei suoi racconti l'aspetto di un'altra America che è quella dello spreco e dei nuovi poveri. Così i personaggi descritti vivono tutti una sensazione di vuoto e di perdita sia individuale che collettiva che si presenta in modo diverso ma con un comune denominatore che è quello dell'attesa di qualcosa che è in procinto di accadere. Anche gli oggetti che sono all’interno dei racconti assumono significati che vanno al di là di essere dei semplici suppellettili ma acquisiscono delle potenzialità che servono a fare da cornice al disagio interiore dei personaggi: il frigorifero che improvvisamente si rompe, il televisore che sveglia in modo brusco il protagonista o il telefono che squilla in un momento inopportuno, per non parlare delle bottiglie di alcol che sono onnipresenti.
Il collante che tiene insieme tutti i racconti sembra essere Un’atmosfera insoddisfatta, pesante e triste, la passione per la caccia, l’ossessione per l’alcool. La perdita di equilibrio di una situazione che prima era in apparenza stabile. Il quadro che viene dipinto in così poco spazio, soppesando con cura maniacale le parole costruendo un lessico completamente costruito per il realismo è granitico.

Leggendo questi racconti molte volte si ha la sensazione nel finale di essere lasciato in mezzo alla strada, così, d’improvviso a cercare di raccapezzarsi su come siamo finiti in questo modo; forse è anche questo che ha fatto di Carver un punto di riferimento indiscutibile della letteratura americana del Novecento. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo, amati da più di una generazione e a questo punto anche dal sottoscritto che ha pensato bene di recuperare tutti i suoi libri.

Avendo letto tempo fa i racconti originali non riesco a fare un doveroso paragone tra i due testi, mi limito solo a dire che sia l'una che l'altra versione non fanno che esaltare le doti di un autore che ha fatto del minimalismo un genere unico.