A review by thewayfarer
Labirinti by Franck Thilliez

4.0

Premessa: mezzo commento sarà senza spoiler, mentre il resto entrerà nel dettaglio di qualche passaggio del romanzo. In ogni caso, scriverò prima un grosso "SPOILER".

Ho pensieri molto contrastanti su questo "Labirinti".
I primi due terzi del libro mi stavano convincendo poco poco, perché mancavano di quel quid misterioso e intrigante che rendeva ogni capitolo dei prequel così avvincenti.
Fino al finale, non succede granché e più volte mi sono chiesto perché l'autore avesse deciso di spendere così tante pagine su tre linee narrative di dubbia utilità.

In buona sostanza, manca l'indagine che aveva dato struttura e coerenza a "Il manoscritto" e a "C'era due volte". E soprattutto manca un buon mistero che giustifichi l'eventuale indagine.
A tal punto che sembra quasi evadere i confini del genere thriller per sfondare quelli del drammatico.
Questo vuol dire che è un cattivo libro? No, certamente no.

Tutto ha senso, ad un certo punto. Forse un po' tardi, quando l'attenzione è già andata in parte perduta, ma non posso certo dire di essere rimasto insoddisfatto.
La mia opinione, però, è che questo romanzo abbia senso solo come ultimo capitolo della trilogia. Se i precedenti due potevano, in qualche modo, essere letti in ordine inverso, questo dipende fortemente da ciò che il lettore dovrebbe già conoscere.
In questo senso è la naturale conclusione di una storia complessa, avvincente, spesso raccapricciante e raccontata magistralmente.

Da qui in poi, SPOILER!

Per spezzare una lancia in favore dell'autore, il mistero questa volta è più piccolo e non lascia possibilità di essere risolto un capitolo alla volta. La sua soluzione deve essere dirompente e arrivare al lettore tutta in una volta, o quasi, e certamente non a metà romanzo.
Insomma, forse sacrificare duecento pagine sull'altare del colpo di scena è un po' eccessivo, ma non si può fare altrimenti.
E comunque anche i primi due terzi hanno il loro fascino e sarebbe forse ingeneroso paragonarli alle eccellenze dei due prequel.

Quel grande colpo di scena può anche arrivare atteso, ma ha il grande pregio di dare compiutezza a tutta la storia e sollevarla (leggermente) da quell'amarezza e cupezza che l'aveva contraddistinta fin qui.
Sia chiaro, il finale non è necessariamente felice, ma sa dare soddisfazione laddove gli altri due libri cercavano di provocare disagio e sconforto.

Nonostante il mio preferito della trilogia continuerà ad essere "C'era due volte", ci sono tante cose che ho amato di "Labirinti".
Tra tutte, le numerose citazioni a Christopher Nolan: dal personaggio quasi omonimo e citato un paio di volte al Robert Angier che esce da The Prestige e diventa fan di un decerebrato, alla struttura stessa del romanzo che viaggia su linee temporali differenti e ricuce prologo ed epilogo, un po' come in Memento.
Ma anche alcune vibes da Twin Peaks, che già erano suggerite nel precedente libro e che qui tornano con un Jacques Renaud che assomiglia tanto al Jacques Renault del One Eyed Jacks (ma ammetto che potrebbe essere una coincidenza non voluta).
C'è anche tanta mitologia greca, con Arianna e il Minotauro che fanno capolino ogni tre per due, senza però mai incontrare Teseo. (Anche qui, punto di partenza comune ad Inception.)
E infine quell'ultima pagina nel penultimo capitolo, in cui l'ultimo scontro tra Julie e Caleb mi ha ricordato molto la dolorosissima scena "Oh, baby girl..." di The Last of Us.

Insomma, è un buon thriller e un ottimo libro.
È radicalmente diverso dai primi due capitoli, sia come impalcatura narrativa sia come ruolo all'interno della storia trasversale, ed è forse più un pregio che un difetto.
È indubbiamente imperdibile per chi è già a due terzi della trilogia, perché verosimilmente chiude le vicende legate a Caleb Traskman.
E anche se fa all-in sulle ultime ottanta pagine, quel finale vale tutto il romanzo, più di quanto avrei immaginato nel mezzo della lettura. Non è poco.

Thilliez è un maestro nel costruire labirinti e seminare indizi.
Alcuni di essi si trovano addirittura su libri diversi, che avevano anticipato ciò che sarebbe successo nei sequel, un po' come i membri della società segreta che lasciano in piena vista i prodotti della loro depravazione e dei loro crimini.
Ogni capitolo, con rara maestria, cela un inganno e la soluzione all'enigma stesso, e alimenta quel senso di soddisfazione che solo la migliore suspense sa generare.

Ancora una volta, è un gran libro, che ogni tanto mi ha fatto storcere il naso ma che in fondo ho apprezzato molto.
Non vedo l'ora di leggere il prossimo.