Reviews

The Stone Raft by José Saramago

pjv1013's review against another edition

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5.0

Reler este livro 27 anos depois foi sui generis. Durante muitos anos este foi o meu Saramago preferido mas "Levantado do Chão" entrou de rompante para o primeiro lugar do pódio.

Mas continua a ser uma obra magistral e um dos meus livros preferidos de Saramago. O carácter eminentemente geográfico do livro, a sua desconstrução de mitos e discursos sobre a Europa, a Península e a Portugalidade tornam esta obra num livro que me encanta e com o qual, criticamente, aprendo.

Esta leitura decorreu grande parte dela no voo entre Lisboa e Nova Iorque, na estada nesta cidade e na viagem de comboio entre esta e Boston.

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phane's review against another edition

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3.0

I had a few issues with this book, the first being the writing style which tends to forget that punctuation exists and just uses commas for everything. It took me a while to get used to it and this almost made me drop the book.

The 2nd thing that turned me off was the abuse of repetitions to emphasize a simple point. There were page-long paragraphs used to describe the simplest of concepts.

And the last thing that I disliked about this book was the ending. It felt disappointing because you expected something grand at the end since the fate of the 5 protagonists seems so tied to the mystery of the drifting island, but what you get is simply the journey of regular people looking for enlightenment, brought together by mysterious circumstances.

I've talked about the bad, but this book also had its good parts. The mystery of the island kept me hooked till the end and the peculiar circumstances that brought the 5 characters together also intrigued me. I liked how the reactions of the rest of the world are documented regarding the island because it added a touch of realism and detail that appealed to me.

In conclusion, I didn't dislike this book, but I wouldn't put it in my top 10 either. It's a novel about how, even though the world goes crazy around you and starts ignoring the laws understood by humans so far, life continues on in its normal ways, with its normal dramas.

ckehoe79's review

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5.0

A wonderful rendering of magical realism, The Stone Raft is Saramago at his finest. Capturing humanity's mood amidst an almost impossible event, it tells the story of 4 (later 5) people who set out on a remarkable journey and their multitudinous interactions with the world and each other. A wonderful read, and a continued, rather remarkable writing style, overlooking convention, I would recommend this as the 3rd book to read, after Blindness, and Seeing. These books will acclimate you to his style and superb craftmanship of the written word.

frahorus's review against another edition

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5.0

Di José Saramago, fino a un mese fa, avevo letto soltanto Cecità, allegoria della incapacità di vedere che domina l’uomo e lo porta a forme estreme di abiezione. Un romanzo distopico e spiazzante, dove tutti i protagonisti, improvvisamente, diventano ciechi e cercano di sopravvivere. Quando, un mese fa, mi è toccato di scegliere la lettura mensile del gruppo di lettura di cui faccio parte, inizialmente non mi era venuto in mente Saramago, ma altri autori. Ma il destino aveva già scelto diversamente, e per motivi tecnici quegli autori che avevo scelto non erano disponibili in libreria. Allora la mia mente andò a lui: scelsi La zattera di pietra ed era reperibile. E così oggi ho terminato la lettura di questo incredibile romanzo. La prima cosa che colpisce di Saramago è il suo stile e la sua genialità: egli sembra basare i suoi romanzi, oltre che su un'ipotesi allucinata e insieme comprensibile, sull'arte del parlare addosso alle cose, quasi seppellendole di frasi non necessarie, di arguzie della sintassi e di sfide alla suscettibilità del lettore. Bisogna esser predisposti a lasciarsi mettere a soqquadro credo e spiritualità (nel senso più ampio e meno catechistico possibile del termine) da un bisturi indiscreto e piuttosto sadico. Ogni situazione diventa un grimaldello nelle mani di un giocoliere abilissimo e molto umano, ma troppo compiaciuto delle sue acrobazie intellettuali e della sua stessa supponenza, fino a farne gioco letterario. Un po’ perché è scritto in una sorta di stream of consciousness interrotto solo da virgole, un po’ perché è talmente corale che si disperde di continuo, questo romanzo di Saramago è più impegnativo di quanto le sue 300 pagine lascino pensare. Il romanzo sull'avaria e sulla solitudine esistenziale della penisola iberica diventa un terreno minato per un lettore stanco o per quello sprovveduto, a danno della stessa visione d'insieme, che offre spunti interessanti: è proprio ne La zattera di pietra che diventa palese come l'anomalia non si risolva tanto nel caso bizzarro e allucinatorio alla base di ciò che chiameremmo "trama". Il grottesco esplode, semmai, nel pulviscolare disperdersi degli altri, dei paesi sani e ben piantati alla loro posizione geopolitica, in un teatrino di frasi dette per tacere e contraddirsi, in un disporsi di cannoni caricati a non-sense e balorda viltà umana e divina. Hai l'impressione di giocare a Risiko su un tavolo che dovresti ricostruire tu con le tessere di un puzzle, mentre il pezzo principale, il paese che devi difendere, va spostandosi e tutto il quadro si deve ricomporre attorno tra le maree del caso. C'è del genio, ce n'è molto, in questa fantasia cosmica, né mi disturba affatto la sua amarezza (tutt'altro che disperata, come certa pubblicistica sintetizza con troppa facilità le prospettive atee). Ma è un genio che si rifiuta di mettersi in discussione, baloccandosi solo nel gusto di farlo e nella sua elaboratissima retorica. I sentimenti e le passioni, le emozioni, perfino, rappresentate qui con sincerità e una maestria meritevole dei suoi riconoscimenti e oltre, meritano ben altra autenticità di quella che si aggrappa a questa zattera di pietra.
In un’estate di un imprecisato passato la penisola iberica è attraversata da strani prodigi: cani privi di corde vocali, solchi sul terreno che non si cancellano… Questi eventi restano conosciuti solo dai pochi diretti interessati finché si verifica un fatto incredibile e sconvolgente: l’intera penisola si stacca dall’Europa all’altezza dei Pirenei e comincia a vagare per l’oceano seguendo rotte del tutto imprevedibili. Le circostanze straordinarie riuniscono cinque personaggi, tre uomini e due donne, che danno inizio ad un viaggio attraverso la “zattera di pietra” alla deriva. Il cammino, cominciato un po’ per gioco e un po’ per caso, finisce per diventare il nuovo senso delle vite di questi uomini e di queste donne tra cui si crea, nei mesi, un legame molto profondo che coinvolge anche un cane e due cavalli.
Come in Cecità vediamo gli uomini e le donne di fronte ad una catastrofe tanto più grande di loro, incomprensibile e ingovernabile, che il più delle volte scatena reazioni egoiste e violente, in qualche raro caso invece produce la compassione e l’affetto.
Leggere Saramago, inutile negarcelo, è molto impegnativo: L’uso insolito della punteggiatura, che per esempio non distingue nettamente le battute dei personaggi, richiede un lettore costantemente vigile; inoltre la narrazione è sempre estremamente densa, poiché l’autore non rinuncia mai ad inserire i propri commenti e giudizi e impegnativi interventi metanarrativi. Tuttavia chi ama Saramago è disposto ad affrontare queste difficoltà e accetta anche qualche virtuosismo linguistico e logico eccessivo, di cui lo scrittore evidentemente si compiace. In cambio il lettore può godere di una storia surreale e avvincente, che parla alla mente più che al cuore eppure è capace di improvvise e toccanti note di sentimento mentre non cessa mai di far riflettere mettendo in discussione tutte le nostre facili certezze morali, religiose, sociali, politiche. E di regalarci qualche saggia massima sul senso della vita.
La zattera di pietra appare la grande metafora della scrittura saramaghiana: una scrittura capace di raffigurare, inventare, mutare e conservare il mondo e le sue eterne configurazioni nel continuo avvicendarsi di nuove separazioni e di nuovi congiungimenti, nel continuo sconvolgimento e superamento di frontiere che delimitano e limitano cose e persone
Oltre a ricordare che Saramago ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1998, egli è stato definito il più autentico rappresentante europeo del realismo fantastico latino-americano.

shiftycourtney's review

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adventurous medium-paced

4.5

analuisateles's review against another edition

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2.0

2,5*

mairaprotasio's review against another edition

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adventurous mysterious reflective slow-paced
  • Plot- or character-driven? Character
  • Strong character development? It's complicated
  • Loveable characters? No
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? No

3.75

mariana_cscs's review against another edition

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adventurous reflective slow-paced
  • Plot- or character-driven? Plot
  • Strong character development? No
  • Loveable characters? Yes
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? No

3.5

sinelit's review against another edition

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3.0

saramago'yu taa üniversite yıllarımda, kitapçı gezerken şans eseri keşfetmiş ve aşık olmuştum. diyalogları virgüllerle ayırarak kurduğu uzun cümleleri, sarkastik dili, felaket senaryosunun üzerine daha da felaket hissi veren, "gerçekten aynı böyle olur, kafayı yeriz hep beraber" öngörüleriyle kitaplığımda da, kalbimde de ayrı bir yeri var. bu yüzden zamana yayarak okuyorum kitaplarını. şimdiye kadar da müthiş iyi anlaşıyorduk. bu kitapta ilişkimiz ilk defa çatırdadı. ya da küçük bi çıt sesi geldi diyelim. neden bilmiyorum, içine pek giremedim bu kitabın. halbuki genel olarak yorumlara bakılınca da hayli sevilmiş. hikayeyi başlatan felaket fikri muazzam, zaten uzun zamandır hevesle bekliyordum okumayı da; ama o spiralden aşağı kaosa doğru koşma hissini bir türlü alamadım bu kitapta, daha ritmsiz, daha sıkıcı buldum. yine şahane tespit ve öngörüleri de var, ama benim okuduklarım arasında en "okunmasa da olur" kitabı bu oldu maalesef. yıllar sonra tekrar bir dönüp bakarım belki, şimdi anlamamış da olabilirim, ya da yanlış zamanda denk gelmiş olabiliriz. seni hala çok seviyorum jose'cim, çıtlar bizi ayıramaz.

soniateles's review against another edition

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3.0

Esta não foi uma leitura fácil, antes pelo contrário. Terminei esta obra com muito esforço. 

A publicação data de 1986 e parece ser uma "resposta" de José Saramago à adesão, no ano anterior, de Portugal e Espanha à União Europeia, na época designada por Comunidade Económica Europeia, CEE. Presumo que o livro tenha começado a ser escrito antes da assinatura do Tratado de Adesão e, conhecendo o posicionamento político de José Saramago, imagino que o autor não fosse, de modo nenhum, favorável a esta adesão. Terá sido por isso que imaginou esta "fuga" da Península Ibérica?!

Em todos os livros de Saramago que tenho lido se nota alguma mensagem política mas senti que "A Jangada de Pedra" tem bastantes partes puramente políticas e penso que terá sido isso que tornou a leitura mais difícil do que é habitual. No entanto, sobressai, mais uma vez, o génio literário de Saramago uma vez que, tudo o que acontece às personagens (incluindo a Península Ibérica que também se torna personagem) durante o relato é extremamente imaginativo e tão bem argumentado que nos leva a acreditar que seria possível que Portugal e Espanha se transformassem numa gigantesca jangada de pedra navegando pelo Oceano Atlântico.

O que se volta a encontrar é o carácter algo premonitório da escrita de José Saramago. A dada altura da história, os jovens europeus fazem manifestações de apoio ao povo ibérico gritando "somos todos ibéricos", tal e qual o "somos todos Charlie" que surgiu nas redes sociais aquando do atentado à sede do jornal satírico "Charlie Hebdo" em 2015. Ou uma passagem que faz lembrar as cidades vazias no início da pandemia.