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emna_mti9ra's review against another edition
5.0
"Those who have much are often greedy; those who have little always share."
ranooshe's review against another edition
3.0
I couldn't believe the extreme contrast between this 'book' and his other comedies ridiculing society. While some of his plays reach the edge of stupidity, this goes deep into the human soul and its sorrow. I couldn't carry on through. I'm not really into sorrowful readings. This does not in any way diminish what I think of what was written. I didn't understand the 'events' or the background of what was written. I only just discovered that it was actually a letter expressing his real feelings during actual imprisonment.
A very interesting read
A very interesting read
tizianabooks's review against another edition
5.0
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Dopo essere stato processato per omosessualità, due anni dopo la condanna, Oscar Wilde riesce ad ottenere la possibilità di avere carta e penna in cella. Scrive così una lunga lettera ad Alfred Douglas, chiamato Bosie, che in realtà non sarebbe mai dovuta essere pubblicata e che è stata presentata al pubblico in più versioni, una sempre meno censurata della precedente, fino ad arrivare alla versione odierna.
La prosa di Wilde, nello scambio epistolare come nel romanzo, è semplicemente divina; ogni parola è attentamente scelta, ogni frase precisa e disarmante nel suo essere chirurgicamente diretta al punto pur non mancando di un’eleganza che può essere propria solo a chi è stato una delle penne più importanti dell’estetismo britannico.
Di tanto in tanto, la lettera indirizzata a Bosie pare più di tutto un pretesto per spietate riflessioni e confessioni a sé stesso su quelle che sono state le proprie debolezze, le storture del proprio carattere, gli eccessi di indulgenza nei confronti di un ragazzo che, con i suoi comportamenti, ha portato lo stesso Wilde alla rovina e quindi al carcere da cui scrive tutto ciò.
Le considerazioni di Wilde sul rapporto avuto con Alfred Douglas e sulla vita in generale sono acute, crude, spietate sia nei propri confronti che nei confronti dell’altro uomo - ma non per questo la lettura risulta pesante o “deprimente”. È solo dolorosamente chiara nel mostrare i ragionamenti avvenuti nella testa di Wilde durante la sua prigionia e mostrano un uomo profondo e buono, nonostante ciò che si dicesse dell’archetipo del dandy.
In fin dei conti lui stesso, in altre occasioni, disse di sé : «Basil Hallward è quello che credo di essere, Henry Wotton è come il mondo mi dipinge e Dorian Gray è quello che mi piacerebbe essere.»
Dopo essere stato processato per omosessualità, due anni dopo la condanna, Oscar Wilde riesce ad ottenere la possibilità di avere carta e penna in cella. Scrive così una lunga lettera ad Alfred Douglas, chiamato Bosie, che in realtà non sarebbe mai dovuta essere pubblicata e che è stata presentata al pubblico in più versioni, una sempre meno censurata della precedente, fino ad arrivare alla versione odierna.
La prosa di Wilde, nello scambio epistolare come nel romanzo, è semplicemente divina; ogni parola è attentamente scelta, ogni frase precisa e disarmante nel suo essere chirurgicamente diretta al punto pur non mancando di un’eleganza che può essere propria solo a chi è stato una delle penne più importanti dell’estetismo britannico.
Di tanto in tanto, la lettera indirizzata a Bosie pare più di tutto un pretesto per spietate riflessioni e confessioni a sé stesso su quelle che sono state le proprie debolezze, le storture del proprio carattere, gli eccessi di indulgenza nei confronti di un ragazzo che, con i suoi comportamenti, ha portato lo stesso Wilde alla rovina e quindi al carcere da cui scrive tutto ciò.
Le considerazioni di Wilde sul rapporto avuto con Alfred Douglas e sulla vita in generale sono acute, crude, spietate sia nei propri confronti che nei confronti dell’altro uomo - ma non per questo la lettura risulta pesante o “deprimente”. È solo dolorosamente chiara nel mostrare i ragionamenti avvenuti nella testa di Wilde durante la sua prigionia e mostrano un uomo profondo e buono, nonostante ciò che si dicesse dell’archetipo del dandy.
In fin dei conti lui stesso, in altre occasioni, disse di sé : «Basil Hallward è quello che credo di essere, Henry Wotton è come il mondo mi dipinge e Dorian Gray è quello che mi piacerebbe essere.»
heisytrikis's review against another edition
5.0
Definitivamente este libro tan corto se ha convertido en un favorito para toda mi vida. Tal vez si lo hubiera leído en cualquiera otro momento que no fuera en estos días puede que ni me haya gustado.
Me encantó la forma en la que habló de la tristeza, la felicidad, la vida, la religión y cualquier otro tema que haya mencionado. Como de un momento tan malo de su vida puedo reflexionar acerca de este y sacar pensamientos tan hermosos.
No puedo decir que tengo una frase favorita porque diría que todo, incluso párrafos completos subrayé, pero algunas de las que más me gustaron son:
“I must say to myself that I ruined myself, and that nobody great or small can be ruined except by his own hand.”
“With freedom, flowers, books, and the moon, who could not be perfectly happy?”
“Society, as we have constituted it, will have no place for me, has none to offer; but Nature, whose sweet rains fall on unjust and just alike, will have clefts in the rocks where I may hide, and secret valleys in whose silence I may weep undisturbed. She will hang the night with stars so that I may walk abroad in the darkness without stumbling, and send the wind over my footprints so that none may track me to my hurt: she will cleanse me in great waters, and with bitter herbs make me whole.”
Me encantó la forma en la que habló de la tristeza, la felicidad, la vida, la religión y cualquier otro tema que haya mencionado. Como de un momento tan malo de su vida puedo reflexionar acerca de este y sacar pensamientos tan hermosos.
No puedo decir que tengo una frase favorita porque diría que todo, incluso párrafos completos subrayé, pero algunas de las que más me gustaron son:
“I must say to myself that I ruined myself, and that nobody great or small can be ruined except by his own hand.”
“With freedom, flowers, books, and the moon, who could not be perfectly happy?”
“Society, as we have constituted it, will have no place for me, has none to offer; but Nature, whose sweet rains fall on unjust and just alike, will have clefts in the rocks where I may hide, and secret valleys in whose silence I may weep undisturbed. She will hang the night with stars so that I may walk abroad in the darkness without stumbling, and send the wind over my footprints so that none may track me to my hurt: she will cleanse me in great waters, and with bitter herbs make me whole.”
hannasandmann's review against another edition
challenging
dark
informative
inspiring
reflective
sad
fast-paced
3.0
There's a lot in here. Crazy to think that he actually wrote his letters like this. Like with all Oscar Wilde works I'll have to read this again.
He was the first one to spark an actual interest in Jesus in me. Now I kind of want to read more of him. No priest or believer has ever managed that.
He was the first one to spark an actual interest in Jesus in me. Now I kind of want to read more of him. No priest or believer has ever managed that.
roralore's review against another edition
1.5
this threw me in such a reading slump. especially the second half - his contemplations on christ and christianity - took me ages to finish. i don’t think i understand oscar wilde all that much.