Scan barcode
primix's review against another edition
challenging
dark
emotional
inspiring
reflective
medium-paced
4.0
finny's review against another edition
emotional
reflective
tense
4.0
Carrère racconta gli eventi giudiziari legati all'attentato del Batacal, ma lo fa mettendoci l'anima. E al tempo stesso senza avere una visione netta tra il bianco e il nero, lasciando spazio alle sfumature.
magdalenta's review against another edition
5.0
Ho comprato V13 senza nemmeno sapere di che parlasse solo perché l’ha scritto Emmanuel Carrère. Gli attentati di Parigi del novembre 2015 mi avevano impressionata, come a tante se non a tutte, ma non mi hanno mai ossessionata. Non sono un’appassionata di diritto, non sceglierei di norma un libro di cronaca giudiziaria.
V13 contiene questioni enormi, parla di singoli, di relazioni, di dinamiche sociali, di dolore personale e collettivo, di contraddizioni, di giustizia, di umanità, con calore e partecipazione, con quel modo straordinario di Carrère di mettersi al centro eppure annullarsi.
«non so se questo tratto caratteriale farebbe di me un buon giudice o un cattivo giudice, ma mi lascio convincere facilmente. Mi viene facile condividere le ragioni degli altri, il che è insieme una qualità – assenza di pregiudizi – e un difetto – il rischio di essere una banderuola, sempre d’accordo con chi ha parlato per ultimo. La mia ferma convinzione è oscillante, incerta.»
V13 contiene questioni enormi, parla di singoli, di relazioni, di dinamiche sociali, di dolore personale e collettivo, di contraddizioni, di giustizia, di umanità, con calore e partecipazione, con quel modo straordinario di Carrère di mettersi al centro eppure annullarsi.
«non so se questo tratto caratteriale farebbe di me un buon giudice o un cattivo giudice, ma mi lascio convincere facilmente. Mi viene facile condividere le ragioni degli altri, il che è insieme una qualità – assenza di pregiudizi – e un difetto – il rischio di essere una banderuola, sempre d’accordo con chi ha parlato per ultimo. La mia ferma convinzione è oscillante, incerta.»
fannini's review against another edition
challenging
dark
emotional
informative
reflective
medium-paced
4.25
Graphic: Gun violence, Hate crime, and Mass/school shootings
noel_rene_cisneros's review
Carrère vuelve a ser el escritor que fue cuando compuso El Adversario, un observador que se pronuncia en primera persona singular, pero que fácilmente podría ser en plural, una primera persona plural en la que entramos los lectores. Así nos da a conocer el juicio que se llevó a cabo en 2021 por los atentados parisinos del viernes 13 de noviembre de 2016. Así, ve en el testimonio de las víctimas y sus familias —con algunos de ellos llega a entablar amistad y también esa amistad nos la comparte, como con Nadine, la madre de origen egipcio de una de las jóvenes que murió en un café—, así también pasan los acusados a quienes aprendemos a conocer. Carrère presta su prosa a este juicio par entender y que quienes lo leamos podamos entender también, la magnitud de la atrocidad del terrorismo, pero también qué lleva a algunos jóvenes musulmanes a seguir algo como el Estado Islámico y sus mandatos asesinos.
mchl_btt's review against another edition
4.0
La storia del processo è incredibile come tutte le storie più grandi di noi, difficile digerire la prima parte delle vittime senza farsi almeno un piantino o appoggiare il libro al lato per prendersi una pausa dal dolore. Dalla seconda parte in poi, la storia dei terroristi, il racconto delle motivazioni che li hanno portati li in quel processo, la ricostruzione dei passaggi degli attentati, mi è rimasta un’accurata ricostruzione giudiziaria, ma non mi è rimasto Carrere. Che alla fine è il motivo per cui leggo i libri di Carrere.
Detto questo: è un libro importante da leggere che fa il punto sul terrorismo trascendendo il singolo processo, guardando a cosa è stato e come si è mosso.
Detto questo: è un libro importante da leggere che fa il punto sul terrorismo trascendendo il singolo processo, guardando a cosa è stato e come si è mosso.
teatoto's review against another edition
5.0
“È talmente incomprensibile, dice Nadia. Pensare che quelli che l’hanno uccisa avevano la sua età. L’età di tutti loro, fra i venticinque e i trent’anni. Che sono stati accompagnati a scuola tenendoli per mano, come lei accompagnava Lamia, tenendola per mano.
Erano dei bambini che venivano tenuti per mano.”
E poi sono diventati l’uno il carnefice e l’altra la vittima. Come è possibile?
“Due padri che hanno perso i figli si parlano. Poichè gli assassini erano tre, c’è una possibilità su tre che il figlio dell’uno abbia sparato il proiettile che ha ucciso la figlia dell’altro. Leggendo il loro dialogo, ci si chiede: che cosa è peggio? Avere un figlio assassino o una figlia assassinata?”
Questo libro sconvolge e turba. Le testimonianze dei sopravvissuti sono atroci. Alcuni di loro sono rassegnati, hanno avuto la capacità di reinventarsi. Altri si portano dentro (giustamente, dico io) un rabbia feroce. Tutti hanno un dolore enorme da raccontare e, attraverso la maestria di Carrere, quel dolore arriva dritto al lettore.
Ma anche la parte degli imputati è tosta. Si avverte una tensione crescente che culmina nella ricostruzione degli ultimi giorni prima del 13 novembre e il 13 stesso, parti che ho letto più volte, con i brividi. Tuttavia si avverte anche l’umanità (si può parlare di umanità?) dei terroristi. Alcuni di loro provano paura durante il processo e si dimostrano pentiti e sinceramente addolorati per le perdite delle vittime. Che sia per addolcire la pena o che provino veramente quelle cose non lo sapremo mai e forse non è neanche una domanda rilevante.
La domanda che invece mi rimarrà sempre impressa è questa: come è possibile che un essere umano si senta in diritto di togliere la vita a un altro essere umano?
Erano dei bambini che venivano tenuti per mano.”
E poi sono diventati l’uno il carnefice e l’altra la vittima. Come è possibile?
“Due padri che hanno perso i figli si parlano. Poichè gli assassini erano tre, c’è una possibilità su tre che il figlio dell’uno abbia sparato il proiettile che ha ucciso la figlia dell’altro. Leggendo il loro dialogo, ci si chiede: che cosa è peggio? Avere un figlio assassino o una figlia assassinata?”
Questo libro sconvolge e turba. Le testimonianze dei sopravvissuti sono atroci. Alcuni di loro sono rassegnati, hanno avuto la capacità di reinventarsi. Altri si portano dentro (giustamente, dico io) un rabbia feroce. Tutti hanno un dolore enorme da raccontare e, attraverso la maestria di Carrere, quel dolore arriva dritto al lettore.
Ma anche la parte degli imputati è tosta. Si avverte una tensione crescente che culmina nella ricostruzione degli ultimi giorni prima del 13 novembre e il 13 stesso, parti che ho letto più volte, con i brividi. Tuttavia si avverte anche l’umanità (si può parlare di umanità?) dei terroristi. Alcuni di loro provano paura durante il processo e si dimostrano pentiti e sinceramente addolorati per le perdite delle vittime. Che sia per addolcire la pena o che provino veramente quelle cose non lo sapremo mai e forse non è neanche una domanda rilevante.
La domanda che invece mi rimarrà sempre impressa è questa: come è possibile che un essere umano si senta in diritto di togliere la vita a un altro essere umano?