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krobart's review
3.0
See my review here:
http://whatmeread.wordpress.com/2014/07/28/day-560-shah-of-shahs/
http://whatmeread.wordpress.com/2014/07/28/day-560-shah-of-shahs/
yogarshi's review
5.0
Been a while since I've read a book cover to cover in a single day, but a long flight and Kapuściński's brilliant writing helped. Amazing insight into the Iranian Revolution which toppled the last of the Shahs, with a few detours here and there to talk about Islamic history.
jowixx's review against another edition
3.0
To moje pierwsze spotkanie z Kapuścińskim... No i jak zachwyca, skoro nie zachwyca?
Narracja Kapuścińskiego jest wielka, domknięta, dyktowana przekonaniem, że można poznać Całą Prawdę, wystarczy tylko spojrzeć. No i trochę protekcjonalna. Zabrakło mi detalu, obrazów, wsłuchania się w głosy tych, którzy doświadczali, miejsca na niedopowiedzenie.
Nie jestem wprawną czytelniczką reportaży, ale może zdążyłam już znaleźć upodobanie w innym pisaniu. To wydaje mi się anachroniczne i mocno patriarchalne.
Narracja Kapuścińskiego jest wielka, domknięta, dyktowana przekonaniem, że można poznać Całą Prawdę, wystarczy tylko spojrzeć. No i trochę protekcjonalna. Zabrakło mi detalu, obrazów, wsłuchania się w głosy tych, którzy doświadczali, miejsca na niedopowiedzenie.
Nie jestem wprawną czytelniczką reportaży, ale może zdążyłam już znaleźć upodobanie w innym pisaniu. To wydaje mi się anachroniczne i mocno patriarchalne.
princemyshkin97's review
4.0
Kapuściński’s account of the decline and fall of the last Shah in Iran goes beyond simple, linear reportage; what we are left with is a sensitive and perceptive meditation on the nature of revolution and the psychological effects of oppression on a nation. I found it compelling and almost poetic, made me want to read more about the Iranian Revolution.
drdreuh's review against another edition
4.0
A telling of the Iranian revolution through photographs and notes. Stylistically light but each sentence imbued with deep historical knowledge and lived experience of 27 revolutions. So it is and it isn't about this particular revolution, but maybe more so a reflection on the making, undertaking, and aftermath of all revolutions.
nefreth's review against another edition
4.0
"Iran, Iran, Iran
Chun-o-marg-o-osjan"
(Iran, Iran, Iran, sei sangue, morte e rivolta)
Questo è il canto dei rivoltosi raccontato da Kapuscinski, in Iran durante le rivolte che portarono alla Rivoluzione e alla cacciata dello Shah. Una serie di riflessioni, spunti e racconti raccolti dal giornalista in un periodo terribile nella storia del Paese.
Se non si sapesse l'anno e si modificassero i nomi, potrebbe essere il racconto di quello che sta accadendo in questi mesi nel Paese, dopo la morte di Masha Amini.
Quelli che ora torturano, sono i figli o i nipoti di coloro che erano stati torturati dalla terribile polizia dello Shah, uno stesso tragico punto in comune di due regime speculari: se lo Shah approfittava delle risorse del suo popolo per presentarsi come paese moderno e al pari dell'"Occidente", uccidendo, affamando, torturando e distruggendo vite intere per la sola possibilità che potessero interferire con i suoi piani; l'Iran odierno è completamente ripiegato su sé stesso, perso nell'idea di poter perdere anche solo un'oncia del potere guadagnato.E pronto ad uccidere, affamare, torturare e distruggere le vite di coloro che osano cercare di reclamare diritti, gli stessi diritti per cui i loro padri e nonni hanno lottato.
Durante la lettura ci si chiede se l'Iran potrà mai trovare pace, troppo ricco in risorse naturali, troppo strategico, troppo tentato da alleanze strategiche, paese sciita circondato dai Sunniti, nemico giurato di Israele, vezzeggiato dagli Stati Uniti fino alla Rivoluzione e poi dall' Urss e dalla Russia dopo.
C'è un punto del libro che mi ha fatto riflettere più degli altri, proprio per l'estrema attualità con i fatti di questi ultimi mesi ( vedi ad esempio l'incarcerazione di registi, scrittori, attori, musicisti, creator)
" Un iraniano in patria non poteva leggere i libri dei suoi ottimi scrittori, non poteva ascoltare la voce dei suoi intellettuali. Per volontà dello Scià , la gente era libere di scegliere tra la Savak e i mullaj, e la gente, ovviamente scelse i Mullah. Quando si parla della caduta di una dittatura (...) non ci si può illudire che svanisca di colpo, come un brutto sogno, anche l'intero sistema. Finisce di esistere fisicamente, ma le sue conseguenze psicologiche e sociali permangono per anni. Una dittatura che anniente l'intelligenzia e la cultura si lascia dietro terre deserte e sterili, dove l'albero del pensiero faticherà molto a rinascere".
Ma, forse, in questi tempi buii e pieni di sangue, dove troppi stanno perdendo la vita per difendere il diritto degli esseri umani ad esistere ed essere ricosciuti nella loro pienezza, nuovi alberi più forti stanno nascendo.
#iran °ranprotests #MashaAmini#
Chun-o-marg-o-osjan"
(Iran, Iran, Iran, sei sangue, morte e rivolta)
Questo è il canto dei rivoltosi raccontato da Kapuscinski, in Iran durante le rivolte che portarono alla Rivoluzione e alla cacciata dello Shah. Una serie di riflessioni, spunti e racconti raccolti dal giornalista in un periodo terribile nella storia del Paese.
Se non si sapesse l'anno e si modificassero i nomi, potrebbe essere il racconto di quello che sta accadendo in questi mesi nel Paese, dopo la morte di Masha Amini.
Quelli che ora torturano, sono i figli o i nipoti di coloro che erano stati torturati dalla terribile polizia dello Shah, uno stesso tragico punto in comune di due regime speculari: se lo Shah approfittava delle risorse del suo popolo per presentarsi come paese moderno e al pari dell'"Occidente", uccidendo, affamando, torturando e distruggendo vite intere per la sola possibilità che potessero interferire con i suoi piani; l'Iran odierno è completamente ripiegato su sé stesso, perso nell'idea di poter perdere anche solo un'oncia del potere guadagnato.E pronto ad uccidere, affamare, torturare e distruggere le vite di coloro che osano cercare di reclamare diritti, gli stessi diritti per cui i loro padri e nonni hanno lottato.
Durante la lettura ci si chiede se l'Iran potrà mai trovare pace, troppo ricco in risorse naturali, troppo strategico, troppo tentato da alleanze strategiche, paese sciita circondato dai Sunniti, nemico giurato di Israele, vezzeggiato dagli Stati Uniti fino alla Rivoluzione e poi dall' Urss e dalla Russia dopo.
C'è un punto del libro che mi ha fatto riflettere più degli altri, proprio per l'estrema attualità con i fatti di questi ultimi mesi ( vedi ad esempio l'incarcerazione di registi, scrittori, attori, musicisti, creator)
" Un iraniano in patria non poteva leggere i libri dei suoi ottimi scrittori, non poteva ascoltare la voce dei suoi intellettuali. Per volontà dello Scià , la gente era libere di scegliere tra la Savak e i mullaj, e la gente, ovviamente scelse i Mullah. Quando si parla della caduta di una dittatura (...) non ci si può illudire che svanisca di colpo, come un brutto sogno, anche l'intero sistema. Finisce di esistere fisicamente, ma le sue conseguenze psicologiche e sociali permangono per anni. Una dittatura che anniente l'intelligenzia e la cultura si lascia dietro terre deserte e sterili, dove l'albero del pensiero faticherà molto a rinascere".
Ma, forse, in questi tempi buii e pieni di sangue, dove troppi stanno perdendo la vita per difendere il diritto degli esseri umani ad esistere ed essere ricosciuti nella loro pienezza, nuovi alberi più forti stanno nascendo.
#iran °ranprotests #MashaAmini#
sarapalooza's review
5.0
Shah of Shahs
Ryszard Kapuscinski
Another fascinating read, thanks to Kapuscinski. He was certainly a reporter who gravitated toward covering “turning points” in modern history. This time, he detailed the events that led to the overthrow of Iran’s last Shah.
Sad to say, this was an event I never knew much about. A textbook never did justice to just how engrossing these events were. I couldn’t put this book down, and it unfolded with every bit as much drama and mythic quality as the best of fiction... while being true.
Ryszard Kapuscinski
Another fascinating read, thanks to Kapuscinski. He was certainly a reporter who gravitated toward covering “turning points” in modern history. This time, he detailed the events that led to the overthrow of Iran’s last Shah.
Sad to say, this was an event I never knew much about. A textbook never did justice to just how engrossing these events were. I couldn’t put this book down, and it unfolded with every bit as much drama and mythic quality as the best of fiction... while being true.