Primo libro che leggo dell'autore e devo dire che la scrittura è bellissima. Molto scorrevole, a tratti cruda, mai noiosa. Detto questo il libro racconta la storia vera di un fatto di cronaca avvenuto in Francia, come si legge benissimo dalla sinossi. Carrère inizia dunque a riportare i fatti e cerca di raccontare cosa può aver spinto l'omicida ad agire come ha fatto. Il problema è che la maggior parte delle argomentazioni di Carrère si possono benissimo leggere nei giornali, non c'è un vero e proprio insight di quello che pensa e ha pensato l'assassino, cosa che mi è dispiaciuta parecchio. Mi sarebbe piaciuto leggere una vera e propria intervista ecco. Ma magari questa non era l'intenzione dell'autore. In alcuni punti un po' lento, ma è anche vero che la scrittura di Carrère ha facilitato di molto il superamento di quei punti. Nel complesso una lettura da recuperare per chi è appassionato di fatti di cronaca.
Senza lode né infamia. Libro carino della Christie, che vede come detective una certa lady Brent, che però fa di tutto tranne indagare. È molto coraggiosa, ma manca di spirito critico, non è in grado di cogliere a pieno gli indizi, e nonostante alle volte faccia ragionamenti anche interessanti, poi però questi non trovano mai una conclusione nella sua testa. <Spoiler> non sarà lei infatti a risolvere l'omicidio.. Il libro è, secondo me, parecchio confusionario. Il punto di vista dei capitoli cambia di continuo e può risultare complicato starci dietro. Tra i libri che ho letto della Christie secondo me è il più debole, persino il movente e l'assassino mi hanno fatto storcere un po' il naso. Il personaggio migliore è senza ombra di dubbio il padre della Brent, che è completamente folle, ogni frase che esce dalla sua bocca è sconclusionata, completamente slegata dai discorsi in corso e per questo molto divertente.
Un classico, che racchiude azione e storia. La scrittura di Dumas è incredibile, nonostante la mole del libro, che può spaventare, è di facile lettura, ogni capitolo ti porta a voler leggere il successivo. Non mi ha mai, mai annoiata, il che, su più di 700 pagine, è dire tanto. Ho visto recensioni lamentarsi di alcuni argomenti abbastanza forti, consiglio a proposito di leggere i trigger warning, ma sinceramente il libro va contestualizzato al periodo storico in cui è stato scritto e soprattutto a quello in cui è ambientato. Ovviamente se leggessi di determinati argomenti sul giornale sarei disgustata, ma ripeto, parliamo di un libro dello'800 ambientato nel 600, quindi non si può, e non si deve giudicare un periodo storico con la mentalità di un altro. Detto questo lettura assolutamente consigliata se si vuole un classico un po' diverso da quelli sempre consigliati. Da recuperare tutti gli altri libri di Dumas padre, perché è un autore brillante.
Cosa dire? Prima di leggere attenti ai trigger warning inanzitutto. Ballard ha mosso una critica sociale alla tecnologia e soprattutto allo sviluppo e a cosa ciò comporti nell'uomo in un modo parecchio potente. Ambientato per l'appunto in un condominio iper tecnologico, il libro racconta l'alienazione che gli inquilini iniziano a provare nei confronti nel mondo esterno e in genere della vita al di fuori della loro casa. Il condominio è lo sfondo ma anche e soprattutto il protagonista del libro, diventa teatro di orribili atti, ma anche la causa scatenante. Infatti come nel mondo all'esterno, anche all'interno, gli abitanti si iniziano a dividere in classi, e chi sta in alto ha il controllo, lo status, cosa che gli inquilini dei piani inferiori non possiedono. Parte tutto da piccole scaramucce, che poi diventano veri e proprio atti vandalici, fino a sfociare in crimini violenti e disturbanti. Quindi tutta questa innovazione, che doveva appunto essere rivoluzionaria, diventa invece deleteria nell'uomo, che non è in grado di sopportare tale sviluppo. Molto interessante i punti di vista usati dall'autore; tre nello specifico, che rappresentano le varie classi del condominio. Il primo è quello di un abitante del mezzo, il secondo di un abitante die piani più bassi e infine il punto di vista dell'inquilino dell'ultimo piano e creatore del condominio. Estremamente interessante vedere come le loro vite si svolgano in maniera differente proprio perché hanno obbiettivi differenti, appertendo a classi diverse. L'ho trovato però un pochino lento, motivo del voto. Consiglio anche "Un gioco da bambini" del medesimo autore, libro molto corto ma intenso.
Ho amato questo libro, veramente. La storia è divisa in tre parti, che appunto riprendono le istanze di Freud, quindi es, io, e super Io. Sono raccontate quindi da tre punti di vista differenti, con tre registri narrativi differenti. Nel primo, che rappresenta l'es abbiamo un uomo, unico uomo del coro, che fa un monologo raccontando gli ultimi avvenimenti, in un flusso di coscienza, al suo amico scrittore. Il secondo, che rappresenta l'io, è scritto in formato epistolare, da un'amica all'altra. E infine l'ultimo che rappresenta il super Io, nel quale vediamo un ex giudice lasciare messaggi in segreteria al defunto marito.
La scelta dei personaggi non è, almeno a mio avviso, casuale. L'es rappresenta per sua definizione la parte più istintiva delle persone, quindi aver scelto un uomo, che culturalmente viene associato all' istintività animale, che fa un monologo che appunto risulta essere un flusso di pensieri, alle volte illogici, perché salta da un argomento ad un altro, è perfetto. La perfetta rappresentazione dell'es. Il super Io, che invece è tutta quella serie di norme e costrutti sociali che servono per reprime e "addomesticare" l'es viene rappresentato da un giudice, e chi meglio di un giudice può rappresentare le regole? E infine l'io che è il risultato di queste due forze, es e super Io, che agiscono tra di loro. Rappresento nel libro da una madre, una madre che ha dei desideri nei confronti del cognato. Dunque divisa tra il super Io, e cioè i doveri di madre e moglie; e l'es, in questo caso rapprestato dall'attrazione verso il cognato per l'appunto.
Cambiando il registro narrativo cambia anche la scrittura che però non perde mai di tensione e suspence. Ti invoglia a continuare a leggere in quanto vuoi, devi anzi, sapere cosa succede, come finiscono le vite di queste tre persone e delle loro famiglie. Unica pecca, che poi tanto pecca non è, il finale. L'unica storia che ha un finale ben descritto è l'ultima, quella del giudice, gli altri due si possono intuire, sempre dall'ultimo racconto, che lascia dei piccoli inizi; ma mi sarebbe piaciuto di più vedere e leggere cosa effettivamente sia successo. In ogni caso consigliatissimo!
Altro libro della Christie senza lode e senza infamia. Carino, ma davvero nulla di che. Il libro vede come detective Poirot, che però appare praticamente solo alla fine, o comunque nella seconda metà del libro, risolvendo ovviamente l'omicidio. Mi sarebbe piaciuto vederlo anche nella prima metà del libro, e seguire in maniera più approfondita le indagini. Nella prima parte invece seguiamo uno dei personaggi secondari che però ho trovato abbastanza noioso. La scrittura della Christie è sempre estremamente scorrevole e di facile comprensione, da recuperare se si coglione leggere tutti i racconti di Poirot.