Reviews

Träum was Schönes by Massimo Gramellini

lullylove's review against another edition

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4.0


“Sapevano di bei sogni”

nikla88's review against another edition

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5.0

Circa qualche mese prima della pubblicazione in una chiaccherata in un club di lettura, una conoscente mi aveva raccontato la tragedia accaduta al signor Gramellini perchè lei era all'epoca una cara amica della zia dello stesso. Letta la recensione del libro decisi quindi di leggerlo.
Le emozioni che scaturisce sono forti, in bene e in male. Ma la voglia di capire lo è ancora di più, traspare in ogni gesto di quel bambino/ragazzino/adulto.

chiaraq's review against another edition

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2.0

Fuori dal coro, Gramellini mi piace come giornalista, come scrittore lo trovo dimenticabile con toni new age che poco mi si confanno. Al di là della tragedia narrata e del fatto che è comunque scritto bene, è un libro di cui fra un mese avrò dimenticato la trama.

ciuli's review against another edition

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Non sono solita lasciare libri a metà, ma questa volta gettò la spugna. Ho provato in tutti i modi a farmi piacere questo libro e a continuare a leggerlo ma non ci riesco. Ogni volta che provo ad andare avanti mi rendo conto di non riuscire a concentrarmi sulla storia perché, fondamentalmente, questa non mi sta raccontando niente e non mi riesce a coinvolgere.
1/5

logolepsy_e's review against another edition

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3.0

La prima volta che ho cercato di leggere un libro di Gramellini (L'ultima riga delle favole) ho miseramente fallito. Il libro non mi era minimamente piaciuto e l'avevo abbandonato a metà. Questa volta ci ho riprovato, spinta dalla voglia di leggere qualcosa di semplice dopo la sessione esami e spinta anche (e soprattutto) dall'insistenza di mia madre a cui questo libro era piaciuto parecchio. E questa volta è stato un successo.
Il libro, autobiografico, racconta la storia di un bambino che da piccolo perde la madre e sarà segnato per sempre da questa perdita, che lo accompagnerà come un'ombra minacciosa per tutta la vita. Vita che sarà caratterizzata da una forte insicurezza e, soprattutto, dall'incapacità di creare dei legami forti e stabili con qualcuno per paura di essere abbandonato.
Il racconto è caratterizzato da una sorta di malinconia di fondo, una sensazione di lieve tristezza che accompagna costantemente il lettore, quasi fondamentale e necessaria, vista la natura della storia. La lettura però è molto piacevole e scorre bene: il libro si divora in poche ore e non è difficile essere coinvolti nella vita del protagonista.
Tutto questo condito dall'incantevole prosa di un ottimo scrittore quale è Gramellini. In fondo, una seconda opportunità va concessa a tutti.

fr_eddie's review against another edition

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fast-paced

2.25

Massimo you're a fucking crybaby (not in a good way)  

Memoir con uno stile molto confusionario, in cui ogni paragrafo sembra distaccato dagli altri, pensieri sessisti e comportamenti da vittima da parte dell'autore, da quando ha subito il lutto a nove anni fino ai suoi quarantanove.

Credevo che i temi della mascolinità tossica e di uomini senza sentimenti fossero introdotti per farci vedere come l'autore fosse cresciuto in questo ambiente negativo, ma poi questa retorica non è mai denunciata, ma normalizzata. 
Tra i vari esempi: •"Per colmare in parte l'abisso di una madre che muore bisogna essere dei maschi femmina. Severi all'occorrenza, ma sensibili. Invece papà era maschio e basta, cresciuto nel mito di due uomini forti: nonna Elena e Napoleone” (ah yes, i maschi normali non hanno sentimenti e le donne normali non sono forti, quindi questo è divertente)
•"Mi aveva attirato verso il Buddha con la tecnica irresistibile - un alternarsi di allusioni e sguardi dolenti - che le donne utilizzano quando vogliono indurti a fare qualcosa senza chiedertelo” (ah yes, le donne, classiche calcolatrici)
•"E noi maschi non riusciamo a fare due cose insieme" (ah yes, maschi stupidi).

Nel corso della sua vita, Gramellini prova sempre ad addossare il suo lutto su qualcun altro. Capisco questa retorica quando lui è solo un bambino, la apprezzo, adoro l'introspezione emotiva dei ragazzini, ma se tu a quarant'anni continui a essere una povera vittima incel di merda dilaniato da quella cattivona di tua madre morta, lì non mi piace più.
Cit memorabili sono:
•"Però così non cresco, mamma. Persino il giorno delle nozze non ero uno sposo, ma il solito orfano”
(ah yes, accusa tua madre del fatto che tu non riesca a crescere)

•"Ma forse non era una sorella. Era una fidanzata. O una mamma. O tutte e tre” (credo che Gramellini di nome dovrebbe fare Edipo)

•"Credevo di meritarti, comunque. E che tu avessi bisogno di me. Ma questo, forse, non lo credo più” 
(classica tirata da incel perché la ragazza l'ha lasciato, anche se lei gli aveva scritto di non parlarle più perché sapeva che non avrebbe cambiato idea)

•“«Hai quarant'anni e stai a tavola come un bambino viziato. Possibile che nessuno ti abbia insegnato un po' d'educazione?»
« E chi doveva insegnarmela? Chi? Nessuno mi ha mai insegnato niente. Nessuno!»
Solcai a grandi passi il salottino del residence alla ricerca di qualcosa di appagante da distruggere.
Finché fra il divano e le tende vidi un tremolio bianco.
Billie.” 
(il fatto che lui voglia distruggere qualcosa come un vero bambino viziato e si fermi solo perché una donna è spaventata (in questo caso il cane) è disgustoso. Hai quarant'anni. Non cinque)

•"Che una madre fosse stata tanto egoista da condannare la sua creatura a vivere senza di lei. Nell'ospedale di Sarajevo avevo visto donne ferite lottare con fierezza contro la morte e tendere le mani verso un figlio che non c'era più, animate dalla speranza assurda di poterlo riabbracciare ancora. Io invece ero nella stanza accanto. Vivo. Ma la mamma se n'era infischiata di me. Aveva pensato soltanto a se stessa”

(AH YES, IL SUICIDIO È EGOISTICO PERCHÉ LA MAMMA DOVEVA PENSARE AL PICCOLO MASSIMO. Nonostante avesse chiari problemi, una concezione malata della realtà, una paura immensa del dolore, il take di Massimo non è che sarebbe dovuta andare in terapia per continuare a vivere, ma avrebbe dovuto farlo per non lasciarlo solo)

La storia non posso giudicarla, perché, nonostante sia improbabile, è vera. Il tema di un genitore che muore e la consapevolezza che nessuno ti amerà mai quanto la persona che hai perso è interessante, ma Gramellini si concentra pesantemente sul fatto che lei fosse “una madre”, sempre per la retorica sessista della donna che ha i sentimenti e degli uomini che non ce l'hanno. Perché solo le madri importano. Perché gli uomini non possono avere sentimenti, oppure sarebbero maschi-femmina.
Perché le uniche persone che permettono questo cambiamento in Gramellini sono Madrina, il cane femmina Billie e Elisa (che è il classico esempio di manic pixie girl ma a quanto pare esiste davvero).

Lo consiglierei? Lo stile è spezzettato, la storia si ripete sempre, il sottotono è sessista a bestia e il protagonista è un incel orribile. No.





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catiaciavatta's review against another edition

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emotional hopeful reflective sad medium-paced

5.0

Scrittura meravigliosa, bella storia autobiografica che si svela sul finale

camillatralerighe's review against another edition

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3.0

Ho molto apprezzato questo libro. Forse l'ho letto da un po' troppo piccolina e magari a breve lo riprenderò in mano, ma già allora mi è molto piaciuto.
Sono solo tre stelle perché è comunque una lettura emotivamente pesante e forse appunto per la mia giovane età di allora non sono riuscita ad apprezzarla del tutto, ma ripensandoci ora credo comunque sia una di quelle opere che finirei per consigliare ad amici e parenti senza ombra di dubbio.
Gramellini ha un modo di scrivere quasi magico a tratti, che va al di sopra della semplice prosa. Lo apprezzo molto come autore.

lena91's review against another edition

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emotional inspiring reflective sad fast-paced

5.0

joyleaf's review against another edition

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4.0

Mi è piaciuto tantissimo, l'ho trovato toccante e sincero. Certo, lo stile spesso è un po' romanzesco, ma l'autenticità della storia e la completa apertura dell'autore nel mostrare le sue fragilità di bambino e di adulto, fa davvero entrare nel cuore questo memoir. Tocca temi a me vicini, soprattutto per quanto riguarda il tema della scoperta dei dettagli della vita di una persona soltanto dopo la sua morte e, per quanto la mia perdita sia stata diversissima da quella di Gramellini, ho sentito mie molte delle sue riflessioni. Il libro è infarcito di frasi ad effetto ma, a mio avviso, sono molto ben incastonate nel fluire del romanzo (spesso a chiusura dei capitoli, probabile deformazione professionale), si scolpiscono nella mente e nel cuore e regalano grandi insegnamenti. La parte finale, dopo i ringraziamenti, è toccante e preziosa, da rileggere e imparare a memoria.